Asti (Andrea Guenna) – Cavalli sudati, feriti, ansimanti, terrorizzati. In gruppo e a ranghi serrati a spingersi e spintonarsi con violenza durante una corsa forsennata per guadagnare una posizione. Una corsa pericolosissima che si svolge sul selciato del centro storico della città, che non garantisce stabilità e presa degli zoccoli per cui quelle povere bestie sono costrette a trasformarsi in veloci e atterriti equilibristi. Questo è il palio, qualunque esso sia, da Siena ad Asti, una mattanza per animali che devono correre a perdifiato per poi talvolta morire di infarto o per un colpo di fucile alla testa perché hanno una zampa rotta e non servono più se non per finire in tavola come bistecche o brasati. Da una parte c’ è una città intenzionata a difendere tradizioni secolari come le contrade, il Palio, dall’altra un esercito di animalisti che vuol fermare il Palio perché lo giudica un “massacro”, una “inutile crudeltà nei confronti dei cavalli”. Nadia Zurlo, animalista della Lav, accusa gli organizzatori di aver taciuto il fatto che un cavallo è stato “fucilato” perché uscito con una zampa rotta dall’agone di una gara antica e considerata ormai inutile e anacronistica, oltre che crudele. Davide Umberto (detto anche Doctor Cini), un purosangue di 8 anni nato in Inghilterra (nella foto, durante il Palio di Domenica), di proprietà della Contrada di San Domenico di Legnano, città di un altro Palio, in gara ad Asti per il rione San Secondo, era inciampato nella curva del Cavallone durante la finale poi vinta da Valter Pusceddu per San Paolo. La signora Zurlo punta il dito contro chi l’ha condannato a morte solo perché ferito e divenuto inservibile per le corse di questo tipo. Secondo attendibili indiscrezioni l’avrebbero ammazzato nella clinica universitaria di Grugliasco. Il fatto è rimasto sotto traccia per una settimana ma le associazioni ambientaliste nei social come sui giornali l’hanno denunciato. Dall’Asl di Asti nessuna risposta, a dimostrazione che, probabilmente, si cerca di nascondere l’accaduto in quanto risulta difficile credere che proprio l’Azienda Sanitaria pubblica non sia a conoscenza di quello che è successo, in modo eclatante e per un incidente di cui è competente, domenica pomeriggio. Tutta Asti ne parla e perfino il sindaco Brignolo ammette: “La morte del purosangue addolora profondamente la città e tutti gli appassionati di cavalli”. È del tutto evidente che è in atto un braccio di ferro tra chi ama il Palio e gli animalisti che sono sul piede di guerra per toglierlo di mezzo. Per loro è soltanto un appuntamento di morte, per il quale i cavalli sarebbero torturati, drogati e uccisi, i fantini poi sarebbero dei mascalzoni. Contro le corse del Palio sono schierati da sempre esponenti illustri della cultura, della scienza e dello spettacolo, da Franco Zeffirelli a Dacia Maraini, da Lea Massari a Ellen Kessler, da Rocco Barocco a Renato Balestra da Brigitte Bardot alla principessa Anna d’Inghilterra particolarmente nota proprio per il suo talento equestre. Sono una settantina i cavalli morti nei vari pali negli ultimi cinquant’anni. Ben 50 sono quelli morti a Siena dal 1970 a oggi. A quello di Asti dal 2000 ne sono morti 9, tutti abbattuti, ma si teme che le cifre possano essere maggiori. Un vero massacro che gli animalisti vogliono sia fermato. Anche noi.
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