Il presidente dell’Alessandria Luca Di Masi è stato eletto come sesto consigliere della Lega B che annovera come presidente Balata. E Balata, nel breve volgere di alcune stagioni sportive, ha catapultato la Serie B italiana sulle televisioni degli appassionati di calcio di mezzo mondo. La vendita dei diritti televisivi e, in alcuni casi, la confezione “tutto compreso” dei contenuti relativi alle partite della cadetteria, hanno portato e porteranno risorse alla categoria che non arrivano solo dal nostro Paese ma anche fuori Italia, aumentando in maniera esponenziale l’interesse e quindi il valore del brand “Serie B”. Il presidente in carica della nostra Lega ha innescato un ciclo virtuoso inarrestabile, con buona pace di altre Leghe e del calcio di altri paesi. Proviamo adesso a fare alcune riflessioni su cosa potrebbe significare per il futuro dell’Alessandria l’elezione del suo numero 1 nel massimo organo collegiale che determina la politica di Lega. Prima una nota storica: bisogna risalire ai primi anni ’60 per vedere un massimo dirigente mandrogno all’interno di un consiglio di Lega. Allora si trattava del Commendator Amedeo Ruggiero. Ruggiero, campano d’origine, era un alto funzionario para pubblico e rappresentava fiduciariamente le quote di alcuni degli imprenditori e commercianti più in vista della città, i finanziatori dei Grigi di allora. Al tempo gli sponsor, al contrario del calcio odierno, erano pochi e magri, vogliosi però di dare il loro contributo alla causa. Il Mocca anni ’60 aveva una capienza molto superiore all’attuale ma, benché spesso gremito, gli incassi non coprivano certo spese e investimenti e i diritti televisivi erano di là da venire. Il tifo organizzato non era ancora nato ma la passione “borghese” degli spettatori non era certo “tranquilla” e le “intransigenze” degli sportivi sfociavano ogni tanto in comportamenti aggressivi. I disordini che ne seguivano non erano pianificati o preordinati, come spesso succede ora. Andare sistematicamente a vedere la partita era per la maggioranza dei tifosi un lusso che poteva persino influire sul tenore di vita delle loro famiglie. In confronto chi oggi si sobbarca un viaggio di 800 km in una sola giornata per assistere a una partita in trasferta della propria squadra del cuore non può ritenersi e neppure essere ritenuto un eroe. La quota di “eroismo” di un operaio o di un piccolo borghese di allora era ben superiore a qualunque attuale spettatore oggi, viste anche le condizioni generali e i sacrifici economici che la passione del calcio imponeva agli appassionati. Sottolineando questi aspetti comprendiamo di fare il contropelo a certi personaggi autoreferenziali senza speranza e di togliere i migliori argomenti ai nostri cantori da operetta che sulle loro colonne di calcio giocato non parlano e si concentrano soprattutto su questi aspetti folkloristici. Cichinisio, ormai dovreste saperlo, ha un brutto carattere e l’ipocrisia non sta nelle sue. Tornando a bomba chiediamoci invece perché Di Masi, appena approdato in cadetteria, sia stato cooptato nell’ élite dirigenziale della cadetteria. Sarà magari che in questi anni trascorsi al vertice dell’Alessandria abbia messo in mostra una sensibilità importante per i temi e i percorsi che la B ha elaborato e intrapreso? O magari i colleghi apprezzano l’educazione, la tolleranza e la capacità di sintesi del nostro presidente? Può essere. Certo non la pensano così quei sedicenti tifosi che, almeno fino al febbraio scorso, lo dipingevano come il ragazzotto sabaudo viziato che si circondava di una corte di yes men. Se qualche stordito poi, in vena di concepire minchiate, pensa che un ruolo come quello appena acquisito da Di Masi, possa significare automaticamente vantaggi a pioggia sulla nostra società in tema di arbitraggi, calendari o quant’altro temiamo che prenda il solito granchio. Il fatto di essere presenti nel consiglio di Lega vuol dire invece essere al centro dei progetti decisionali circa i massimi sistemi, che con i punti ottenuti dalla squadra sul campo non c’entrano una beata fava. E adesso l’ultimo interrogativo: anche e ancor più dopo questo nomina un tifoso o uno sportivo mandogno, (senza andare a scomodare organi vitali che servono ad altro che non a fare il tifo), si sente degnamente e pienamente rappresentato da Di Masi? Detta così sembrerebbe una domanda “ad minchiam”. Non la è e sarà mia cura pubblicare i contenuti di un recente lungo intervento social d’un tifoso eccellente che si occupa proprio del tema della rappresentanza delle istanze dei tifosi all’interno dell’attuale struttura societaria.