Alessandria – I social dedicati ai Grigi da queste parti traboccano di guru che si crogiolano nei “mi piace” postati da celebrolesi che la pensano (eufemismo) come loro. Per questa ragione i primi si convincono di essere diventati novelli Gualtiero Zanetti. Risultato: possibile che qui da noi ci sia gente che ha sempre ragione e altri invece che hanno sempre torto? Possibile che, chi non la pensa come questi inguaribili conformisti, sia bollato come disfattista o anti tifoso? Possibile che la pregiudiziale non sia la forma e il contenuto di un articolo ma l’autore? È così, ma i santoni da operetta succitati hanno i loro estimatori giusto nel perimetro compreso fra la frazione Ventolina, la località Cabannoni, Strada della Cerca, frazione Porcellana, Villa del Foro, Strada Ponciona e Cascine Bianche. Già a Solero, Castellazzo, Fresonara e Castelspina questi scienziati della pelota sono perfetti sconosciuti. La prova provata la si ha scorrendo la classifica redatta da Pianeta Serie B riguardo alle squadre di Serie B più seguite sui Social: l’Alessandria occupa il penultimo posto. Partendo da questa riflessione si può arrivare alla conclusione che, ogni qual volta questa città è chiamata a “fare rete”, mostra piccinerie, titubanze, pigrizie e provincialismo che tarpano le ali. E non è utile alla causa neppure la supposta antica cultura sportiva “Anni ’60” che, almeno a giudicare dai calciatori più amati oggi in mandrognìa, è stata tradita e ora non supera il livello di un seminterrato non abitabile, quando un Ciccio Marescalco (punta che in carriera ha fatto due gol in C1 e gli altri nella quarta e quinta categoria del cacio, e siamo emersi dalla C2 quando se n’è andato), con rispetto parlando, sia l’idolo locale mentre tale Gianni Rivera, alessandrino di famiglia alessandrina, cresciuto nella Cantera Grigia con esordio in prima squadra in Serie A a 16 anni e vincitore d’un Pallone d’Oro, sia sistematicamente infamato dalla maggioranza degli sportivi autoctoni, non ci si accorge di essere precipitati a rango di macchiette, devastate del più ottuso provincialismo. Naturalmente a questo degrado ha contribuito anche il “sistema” cittadino, e c’è da chiedersi quanto i tifosi e gli sportivi mandrogni siano stati causa o effetto di tutto ciò. Parliamo adesso dei lavori di adeguamento del Mocca perché non pare che siano stati apprezzati dal popolo Grigio per la loro effettiva importanza benchè progettati e curati (e pure pagati) dalla Società per ottemperare ai disciplinari imposti dalla Lega Serie B. Non s’è trattato, come in tanti magari credono, solo di far correre un paio di cavi sotterranei, di alzare qualche tramezza: sbagliato! In realtà l’Alessandria Calcio ha fatto in due mesi e mezzo (agosto compreso) lavori complessi e onerosi in casa altrui costati almeno l’equivalente dell’acquisto, lo stipendio lordo e i benefit d’un centravanti e d’una mezzala top per la categoria. Per il terreno di gioco invece si è affrontato il totale rifacimento del drenaggio sottostante al tappeto verde. Qui il costo equivale, pensiamo, “solo” a quello che occorrere per ingaggiare un regista e una seconda punta di vaglia per la B. Perché? Nel caso in cui si fosse deciso di far realizzare questi adeguamenti alla proprietà del manufatto, come ragionevolezza imporrebbe, l’Alessandria sarebbe stata costretta ad individuare uno stadio alternativo per un periodo di poco inferiore a un’era geologica, con tutti i problemi e le scomodità del caso. I lavori sono stati affrontati invece dalla Società in tempi “giapponesi” ma con costi, temiamo, “europei”. Capitolo abbonamenti: l’Alessandria Calcio ha da qualche giorno messo in vendita i primi mille abbonamenti per la stagione agonistica 2021/2022. Da mezzo secolo i Grigi non calcavano campi della Serie B e da un anno e mezzo lo stadio era “off limit causa Covid”. Tutte ragioni valide per pensare che la prima provvista di abbonamenti sarebbe stata fulminata nel giro di poche ore: non è stato così! Tutti quei tifosi festanti che pochi mesi fa assiepavano la partenza e l’arrivo della squadra dalle ultime vittoriose trasferte dove sono finiti? E pensare che c’è stato chi, magari pure interessato, teorizzava senza vergogna quanto tutto questo entusiasmo fosse stato determinante per il buon esito del nostro finale di stagione. Sarà stato davvero così? Forse si o magari no. Per ora solo la tribuna stampa è stata prenotata dai nostri impareggiabili cronisti (una postazione in tribuna stampa è gratis, ndr).
Per quanto riguarda poi il Direttore Sportivo ha dato fastidio a qualcuno quello che ho scritto in proposito la volta scorsa. Pare che la cosa abbia suscitato indignazione da parte dei suoi amici, sodali e leccapiedi. Ricordo a tutte queste rigorose sedicenti autorità in ambito calcistico che il reato di Lesa Maestà, benchè presente nello Statuto Albertino nei primi ‘900, è stato cassato dalla vigente Costituzione. E comunque, se fosse ancora in vigore, qualunque giudice, anche il più codino, avrebbe assolto Cichinisio perché “il fatto non costituisce reato”. Un giorno arriverà il tempo di tirare le somme sul lavoro del nostro DS, e Artico, come tutti i personaggi pubblici con pubbliche responsabilità, sarà soggetto a valutazioni e critiche. Il solo Presidente della Repubblica è considerato dalla Costituzione “irresponsabile” nell’esercizio delle sue funzioni, ma non c’è traccia del fatto che questa prerogativa sia stata estesa pure al DS dei Grigi.
Adesso vi saluto e, come vi avevo promesso, mi aspetta un cd degli Inti-illimani. Una chicca, tra l’altro, tratta da un concerto registrato dal vivo al Festival dell’Unità di Carpeneto. Compagni di tutta Alessandria unitevi! L’Unità non esiste più ma i suoi Festival, per fortuna (lo dico convintamente) li organizzano ancora. E suonano da qualche parte anche gli Intilli-mani, ma quella non penso sia una gran fortuna.