di Piercarlo Fabbio – Non capita tutti i giorni di trovarsi di fronte ad un evento politico così traumatico come quello di sei consiglieri comunali di Forza Italia che lasciano in un colpo gli azzurri. Comprendo quindi come possano apparire più stagliati alcuni motivi rispetto ad altri: le tensioni, gli scontri, il mancato e sempre richiesto dialogo fra Consiglio e Giunta. Ma se facessimo mente locale, se conducessimo un esercizio di migliore riflessione, potremmo trovare temi più alti e più solidi, perché ci si trova di fronte ad una bella lezione di democrazia, di solidarietà e di amicizia, di sacrificio personale, che fa saltare il trito concetto della politica trabocchetto e opportunistica, che un poco tutti siamo stati abituati a conoscere e a subire.
Sei operatori politici, alcuni di comprovata esperienza, altri di nuova, hanno deciso di investire il loro presente e il loro futuro su una questione di metodo democratico, magari passata in secondo piano sulle prime: l’avvicendamento manu militari di un coordinatore e la sua sostituzione dall’alto senza una benché minima condivisione poteva passare come un atto d’imperio ma legittimo. La reazione poteva fermarsi ad una lettera di maniera, ad un saluto formale a chi aveva fino ad allora operato al loro fianco. Insomma, poteva frettolosamente, espletate le procedure di rito, mettersi in moto quel “scordammoce o’ passato” che non scalda i cuori, ma fa bene ai destini personali. Invece no, chiedendo al partito di emendare le sue decisioni, i consiglieri hanno fatto per primi una scelta ideale di grande valore storico e didattico, se si riusciranno a comprendere meglio le loro ragioni e ad applicarle anche ad altri episodi del genere.
Forza Italia ha invece fatto in tempo a mostrare la sua faccia peggiore: la “strategia tafazziana” – come già la chiamano le “gazzette” – del coordinatore regionale Zangrillo, a cui io non chiederei i numeri per giocare al lotto; il cupio dissolvi della non politica cavalleriana; la sbadata disattenzione agli alti motivi della politica di Buzzi Langhi, sul quale peraltro molto si era invano investito negli ultimi anni per creare un leader.
I sei consiglieri hanno risposto con una sicurezza, una determinazione a cui non eravamo più abituati da tempo, mettendo in discussione il loro stesso ruolo, evitando di mettere pressione alla maggioranza, trasferendo la discussione sul piano dei principi e dei valori non negoziabili della democrazia, della condivisione, dell’unità d’intenti e del coraggio.
In tempi di Covid, non potendo esercitare contatti stretti, vien voglia di stringere loro la mano avendo una consapevolezza: si può sempre far meglio, ma i concittadini sanno di aver finalmente individuato quel barlume di onestà intellettuale che da tempo cercavano.