di Jimmy Barco – L’Alessandria Calcio edizione 2021/2022 sta prendendo forma, benchè “appesantita” per i contratti in essere stipulati con giocatori che ora sembrano fuori dal “Progetto Longo”. In attesa di una “dieta” rigorosa che riguarda una decina di nostri attuali effettivi, grazie ai cinque nuovi innesti, c’è un modulo 3-4-3 disegnato con una punta centrale e due “sottopunte”.
Un campionato interessante
Cominciamo dall’inizio. Le squadre iscritte al torneo cadetto sono 20. La categoria, neppure tanto tempo fa, era arrivata a 24, poi i dirigenti di Lega, grazie ad una forzatura osteggiata da tutto il sistema-calcio, ha scelto il nuovo format che funziona, pur coi mal di pancia delle categorie contigue. È di tutta evidenza che dividere un monte contributi stagionale (leggi diritti televisivi, main sponsor e altri cespiti) fra 20 club e non fra 24 è un bel vantaggio per le società cadette. Il prodotto televisivo che offre ora la B riscuote interesse da parte dei canali TV a pagamento col numero delle partite diventato “umano”, e ciò contribuisce a rendere più valido il prodotto. Inoltre – è notizia degli ultimi giorni – piattaforme televisive leader hanno acquisito la possibilità di trasmettere i match dei cadetti in molte nazioni del Centro Europa e balcaniche, oltre che in alcuni Stati del Centro e Sud America, rimpinguando il monte diritti annuale che Lega B distribuirà ai club. Giocando di sabato, poi, la spalmatura degli orari d’inizio degli incontri e la coda dei playoff e i playout si sono rivelate scelte gradite e vincenti. Gli spareggi finali inoltre costringono le squadre a “stare sul pezzo” fino all’ultima giornata. Questa intuizione va a sanare uno storico vulnus: neppure tanto tempo fa il campionato cadetto perdeva d’interesse perché, dal mese di aprile in poi, si contavano 10/12 organici tagliati fuori dalla lotta per promozione o retrocessione. Questa “vacanza” favoriva, tra l’altro, accordi sottobanco e “biscotti” vari tra le squadre, nonché un terreno di caccia ideale per quegli scommettitori cui piace “vincere facile”, minando la credibilità stessa del campionato. Gli attuali spareggi di “B” per la promozione così organizzati sono ben lontani dalle iniquità di quelli della “C” nei quali si ammucchiano una trentina di squadre per contendersi l’ultimo strapuntino buono per la categoria superiore (ne sappiamo qualcosa noi di Alessandria).
Promozioni e retrocessioni
Oltre ai contributi elargiti annualmente ad ogni singolo club sono stati anche individuati paracadute economici in favore delle società retrocesse. Se notate, molte delle Società poi fallite in “C” provenivano da militanze prolungate in Serie B o addirittura dalla “A”. I club retrocessi in terza serie avevano in pancia contratti parametrati alle categorie superiori, contratti che condizionavano i bilanci. In “C” attualmente sono risibili i contributi garantiti dai diritti televisivi e gli incassi al botteghino incidono per una quota residuale sulle entrate delle società. Un club di terza serie inoltre non può certo contare sui robusti contratti di sponsorizzazione di aziende che si muovono su orizzonti nazionali, ma può solo sperare di coinvolgere partner interessati al mercato locale. Ecco quindi che i paracadute per le squadre retrocesse sono manna dal cielo, anche se abbiamo visto che non risolvono le situazioni più compromesse. Delle venti squadre di “B” a fine stagione tre sono destinate alla Serie A. Le prime due classificate alla fine della regular season mentre la terza destinata al paradiso sarà la vincente dei playoff in coda al campionato disputati fra la terza all’ottava classificata nella graduatoria finale. Tra le quattro società che retrocedono in “C”, per le ultime tre il salto del gambero è diretto (si tratta della diciottesima, della diciannovesima e della ventesima) accompagnate agli inferi dalla perdente dello spareggio fra la 17a e la 16a. Solo otto saranno quindi le piazze sicure di rimanere in “B” a fine stagione e lo sono, nella maggioranza dei casi, dopo aver lottato fino all’ultimo minuto dell’ultimo turno della regular season.
La difesa
Adesso diamo uno sguardo all’organico attuale dei Grigi, tenendo conto che questa finestra di mercato si chiuderà tra poco meno di un mese, quando le squadre avranno già affrontato i primi turni di Coppa Italia e la prima giornata di campionato.
I dirigenti attendono quindi le indicazioni delle prime uscite ufficiali. I club così toccano con mano cosa c’è e cosa manca fino alla chiusura del mercato, di sfoltire rami secchi o coprire i buchi con acquisti last minute. Ancora una volta il calciomercato concentrerà gran parte dei movimenti nell’ultima settimana quando le squadre di “A” avranno già assestato i loro colpi pesanti immettendo nel sistema flussi di denaro che, a caduta, si riverseranno sulla Serie B e poi più giù. Dopo l’arrivo del centrocampista di colore Ba in grigio dal Cosenza possiamo già valutare con una certa approssimazione cosa manca all’organico mandrogno per affrontare con fiducia il nuovo campionato. Il ruolo di portiere è stato rinforzato (mai come stavolta è la parola giusta, vista la stazza del nuovo guarda pali Russo arrivato dalla Cremonese). Il reparto difensivo è numericamente nutrito ma, dal punto di vista qualitativo, non siamo ancora a posto. In difesa manca almeno centrale mancino. il ragazzo di bottega Macchioni, giovane centrale mancino prodotto del vivaio, è “evaporato” dopo una partenza promettente l’anno passato e l’arrivo a gennaio di Sini, calciatore dotato delle caratteristiche richieste, non è servito perchè precipitato nella schiera dei nostri lungodegenti e il recupero non è previsto a breve.
Il centrocampo
Il modulo “a quattro” di solito è composto da due mediani centrali, uno con caratteristiche tipicamente interdittive, l’altro invece dotato di un calcio più geometrico.
Per i due mediani non è indispensabile la fantasia quanto invece la corsa, la capacità di “incrociare” le linee di passaggio della palla in fase di non possesso e (aggiungo una mia valutazione personale) una buona scelta di tempo nel colpo di testa, perché la palla non sempre viaggia rasoterra. Casarini e Bruccini, i maggiori indiziati a ricoprire le due caselle di centrocampisti centrali, sono giocatori che, per età, caratteristiche tecniche e caratteriali sarebbero ora i preferiti nei ruoli centrali e la Serie B l’hanno già frequentata in carriera (invero con più onore il secondo del primo) ma dalla “B” ne sono usciti per varie ragioni (Bruccini per l’età avanzata, ad esempio). Per il ruolo di mediano in lizza c’è pure Giorno, arrivato nel gennaio scorso, ma pare che Longo l’abbia sempre utilizzato in situazioni d’emergenza e non sembra avere, almeno al momento, passo e qualità per ricoprire al meglio il ruolo in categoria. Tuttavia bisogna notare che il ragazzo è migliorato grazie alla “Cura-Longo”, ma non credo abbastanza per ambire a un posto da titolare. Ci sarebbe bisogno quindi di un mediano centrale “pesante” di categoria, meglio se mancino, caratteristica non vincolante come invece è per un nuovo difensore centrale (Celesia è il nome ricorrente, un Primavera del 2002 del Toro, difensore centrale mancino che Longo ha fatto esordire in “A” nei granata). Quanto agli esterni di centrocampo siamo, almeno sulla carta, coperti, sia numericamente che per la qualità assoluta dei giocatori in organico.
L’attacco
Per l’attacco Marconi ha le carte in regola per ricoprire alla grande il ruolo di prima punta, ma per quella maglia sono in concorrenza pure Eusepi e Corazza. Per i due posti da titolare come punte d’appoggio la concorrenza è folta, ma qualitativamente non ci siamo ancora. In attesa quindi che arrivino Celesia, un centrocampista centrale e due giocatori là davanti carrozzati per la categoria è necessario fare una considerazione. Al di là dell’evolversi del mercato, sia in entrata che, soprattutto, in uscita, se lo spirito di sacrificio, l’applicazione e le motivazioni forti che Longo ha saputo ottenere dai giocatori nella seconda parte del campionato concluso e nei playoff con la promozione dovesse riconfermarsi non sarà difficile raccogliere le soddisfazioni ottenute nella passata stagione agonistica.
Conferme e speranze
Il primo incontro ufficiale valevole per il primo turno di Coppa Italia disputato domenica scorsa a Padova con la formula dell’eliminazione diretta, pare abbia riproposto nel versante mandrogno lo stesso approccio che ormai è diventato un marchio di fabbrica per i Grigi di Longo. Un 2-0 finale sofferto per i nostri, coi patavini che hanno perso per strada prima Chiricò e poi Della Latta, espulsi per comportamento scorretto, con cartellini rossi probabilmente figli dei veleni accumulati durante i 250’ della finale playoff del 17 giugno, persa dai veneti ai rigori. Aver vinto, pur senza incantare, una partita temuta sul versante alessandrino è importante per la serenità dell’ambiente onde poter lavorare in tranquillità da subito. Il passaggio del turno ci ha aperto le porte di Marassi per giocarci, la sera del 16 agosto contro la Sampdoria, il passaggio al secondo turno. Una partita che evoca quella giocata il 14 agosto 2011 anche allora valida per il passaggio del turno in Coppa Italia, persa per 3-2 dai Grigi ma con l’onore delle armi. Quell’incontro è entrato di diritto nella storia del nostro club per un altro motivo: era la prima partita ufficiale che l’Alessandria disputava dopo la miracolosa salvezza dal fallimento. Se i detrattori seriali dell’attuale proprietà dell’Alessandria avessero il coraggio e l’intelligenza di prendere atto di quei passaggi vitali nella storia del calcio alessandrino e sperare che non si ripetano più dovrebbero far mente locale e vergognarsi degli atteggiamenti assunti contro Di Masi, gli insulti, le campagne social sporche e menzognere orchestrate contro dirigenti e giocatori.