Vercelli (Maria Cuscela de La Stampa) – Migranti abituati a camminate che potevano durare giorni, su sentieri non sempre agevoli, e che in punta di piedi hanno iniziato a civilizzare zone che venivano vissute solo marginalmente. Altitudini elevate considerate impervie e quasi impossibili da abitare: ecco i luoghi in cui i walser si stabilirono.
Di origine germanica, il “Popolo delle Alpi” fatto di pastori, alpigiani e boscaioli, si insediò nei territori montani, lasciando tracce che dopo secoli sono ancora ben visibili.
Ora la cultura walser potrebbe entrare a far parte del registro Unesco delle “buone pratiche di salvaguardia del patrimonio immateriale dell’umanità”: il processo di candidatura è ufficialmente iniziato, coinvolgendo oltre all’Italia, anche Austria, Svizzera e Francia. Il via formale all’iter è stato dato a Varallo, in provincia di Vercelli. Un luogo non casuale da cui partire visto che proprio in Valsesia, dove la città del Sacro Monte si trova, ci sono sei delle colonie che furono fondate tra il 1100 e il 1300 a sud del Monte Rosa: Rimella, Alagna, Riva Valdobbia, Carcoforo, Rima San Giuseppe e Rimasco.
“l progetto è stato avviato un anno e mezzo fa – spiegano all’Associazione Internazionale Walser – con l’obiettivo di salvaguardare e rendere visibile il patrimonio culturale del popolo walser: non solo documenti e collezioni di oggetti, ma anche tutte le tradizioni vive trasmesse dagli antenati: espressioni orali, linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste. Un patrimonio culturale fondamentale per mantenere la diversità culturale di fronte alla globalizzazione”.
E chi frequenta la montagna anche solo passeggiando tra i paesi può imbattersi in un’eredità che tocca ambiti diversi. Come le case che , in particolare ad Alagna Valsesia, costituiscono un museo all’aperto. Un’eredità che passa attraverso la parola, con un idioma ancora in uso anche se parlato fluentemente da persone più che altro anziane, ma che si sta cercando di tramandare con corsi specifici annuali aperti a tutti. Un tuffo nel passato che si può vivere in prima persona anche partecipando a uno dei riti più sentiti dai walser, il “Rosario Fiorito” di Alagna Valsesia. Una giornata del ringraziamento che si celebra ogni anno la prima domenica di ottobre.