di Andrea Guenna – Sarà perché, essendo la zona di Voghera patria di molti preti come tutto l’Oltrepò dove i democristiani, quelli peggiori, quelli della bassa cucina, dominano da sempre, la vicenda dell’assessore – gravissima ed esecrabile – che ha fatto secco un marocchino per venire a capo di una colluttazione non stupisce più di tanto e aggiunge altre ombre sulla stessa città di Voghera. Naturalmente attendiamo i risultati dell’inchiesta e, siccome chi scrive è un liberale di lunghissimo corso, uno di quelli che mettono la libertà cosciente sopra tutto e tutti, anche sopra i preti (per cui deve esistere una Chiesa libera in uno Stato Libero e Liberale, e se la Chiesa non è d’accordo può fare le valigie e andarsene da un’altra parte), fino alla condanna sono tutti innocenti.
Guarda caso anche questo principio ha trionfato grazie a un liberale come Cesare Beccaria.
Quindi chi scrive è un garantista, ma su Voghera sono molte, troppe, le voci che vogliono la città allo sbando, una città che non riesce a scrollarsi di dosso quel provincialismo che la costringe dietro le quinte.
È un po’ come Tortona dove tutti credono di abitare a Milano salvo poi accorgersi del contrario.
Siamo meglio noi mandrogni, coscienti di essere mandrogni, e siamo contenti così.
Molto meglio.
Una crisi di identità
Gli è che dopo le vicende dell’azienda dei rifiuti, fino al sindaco che c’era prima sempre così frizzante quanto inconcludente, Voghera continua a viaggiare a vista. E la vicenda dell’ex poliziotto diventato assessore che ha sparato a un marocchino la dice lunga su una società che non sa se rassegnarsi ad essere quella che è, cioè un gruppo di contadini e vitivinicultori arricchiti, o scommettere su quello che potrebbe essere, cioè una società moderna che lascia alle proprie spalle un retaggio conservatore e ottuso. A Voghera si credono tutti furbi e sgamati, ma alla fine sono solo quello che sono, politicamente appartenenti alla vecchia logica democristiana, per cui, per esempio, è sempre meglio fare aspettare gli ospiti un’ora nel corridoio perché così è chiaro chi comanda. Ma c’è anche chi per promozione sociale, visto che gerarchicamente è già arrivato in alto, trova la puttanella di turno che nessuno vuole e per quella lì lascia moglie e figli. Nonostante ciò è amico del vescovo che lo perdona e gli dà anche la comunione. Così quelli che credono veramente, in chiesa non ci vanno più.
Tutto fumo e niente arrosto
Ed è in questa logica perversa che rientrano le vicende dell’effervescente (ma dove prende la roba che gli butta così bene) ex sindaco Carlo Barbieri (ex Forza Italia) repentinamente migrato alla coalizione che appoggiava l’Udc Affronti – guidata dal Pd – alle ultime amministrative. Vicende che toccano anche lo scandalo delle bollette pazze di gas e acqua, come gli strani concorsi in Asm VeS e le denunce incrociate tra Asm e Asm VeS, cioè tra la controllante e la controllata. Tutto fa parte d’un andazzo che ha visto perfino l’allora amministratore unico di Asm (siamo nel 2019) Daniele Bruno ricevere una bicicletta da uno studio legale di Milano al quale aveva affidato delle consulenze per conto della partecipata che presiedeva. Già questo sembra di per sé una barzelletta in quanto ricevere in regalo una bicicletta stupisce poiché, se gli avvocati di Milano avessero voluto “sdebitarsi”, avrebbero potuto farlo con velata eleganza (della serie: nessuno veniva a sapere niente) con un bell’orologio d’oro, invece l’ingombrante bicicletta è stata recapitata proprio nel magazzino di Asm per cui l’hanno vista tutti. E l’hanno anche fotografata con tanto di imballo recante il nome di chi l’ha spedita (lo studio legale milanese) e del destinatario (il presidente Daniele Bruno).
Voti comprati
Ciliegina sulla torta è lo scandalo dei presunti voti comprati al centro del quale sta Francesca Miracca, anche lei della Lega (nella foto), sbattuta nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Pavia. Secondo gli inquirenti il meccanismo era rozzo ma efficace: ricompense in denaro e posti di lavoro in cambio di voti in vista delle elezioni comunali. Le indagini sono partite dalla denuncia d’un gruppo di cittadini vogheresi che sostengono di essere stati contattati, durante la campagna elettorale del 2020 per le comunali, dall’attuale assessora Francesca Miracca per avere la loro preferenza. Stando alla denuncia, l’attuale assessora leghista avrebbe offerto denaro e posti di lavoro in cambio di voti. Anche in questo caso aspettiamo l’esito delle indagini e del processo, per cui Miracca resta fino ad oggi innocente.
In questo ingarbugliato contesto ieri c’è anche scappato il morto per mano di un altro assessore leghista di Voghera che ha sparato.
Ecco perché, per tutti questi motivi, Voghera sembra essere finita nella provincia sbagliata.
Dovrebbe infatti essere in provincia di Napoli. A patto che i napoletani la vogliano.
Con buona pace della Lega di Salvini e Riccardo Molinari.