Novi Ligure (Franco Traverso) – Sulla vicenda del Cit, il Consorzio Intercomunale Trasporti dei Comuni del novese, c’è un punto che non è chiaro: è mai possibile che in tutti questi mesi non sia stato possibile preparare un bando per la vendita, dato che esistono manifestazioni di interesse all’acquisto? Solo l’assessore Maurizio Delfino aveva preparato una delibera in cui metteva a disposizione l’85% delle quote di Novi che sono pari al 70% del totale. La dismissione riguardava solo il 59,5% del totale delle quote detenute da tutti i 17 Comuni che sono:
- Novi Ligure,
- Serravalle Scrivia,
- Arquata Scrivia,
- Gavi,
- Stazzano,
- Borghetto Borbera,
- Grondona,
- Carrosio,
- Voltaggio,
- Fraconalto,
- San Cristoforo,
- Parodi Ligure,
- Bosio,
- Mornese,
- Tassarolo,
- Pasturana,
- Francavilla Bisio.
Novi vende l’85% delle sue quote
Il concordato preventivo, sulla base d’un bando di gara per la vendita del Cit nel suo complesso, se non ci sono i pareri favorevoli dei 16 Comuni rimanenti, non si può chiedere, ma a questo proposito proprio l’assemblea dei soci (i 17 Comuni) nella riunione di venerdì 25 giugno, ha deciso per il sì. Per la verità, essendo Silvio Mazzarello amministratore unico del Cit, avrebbe potuto decidere in totale indipendenza, ma la politica ha i suo modi e i suoi tempi che devono essere rispettati e l’assemblea dei soci è prevalente sul resto. Da parte sua Delfino intende vendere quote di sua competenza, cioè del Comune di Novi, e lo può fare.
Chi fa il tifo per il fallimento?
Ma forse qualcuno vuole il fallimento. Secondo Poirot è la sinistra – intenzionata a dare la croce addosso al centrodestra che amministra Novi da un paio d’anni – a volerlo. Gli è che, con un passivo di circa 7 milioni di euro, il Cit è praticamente già fallito e tutto quello che si sta facendo è proprio per evitarlo il fallimento, soluzione estrema e devastante. Tutto quel che si legge, a proposito di spiragli e altre amenità del genere, è solo in gran parte aria fritta voluta dalla sinistra, unica responsabile di questo disastro, per distrarre i lettori – quindi l’opinione pubblica – dalla verità. Ma percorrendo una strada alternativa è possibile evitare il peggio e anche la proposta di Delfino potrebbe funzionare in quanto innescherebbe un processo virtuoso e meno traumatico del fallimento stesso.
La scelta è a un bivio: deciderà il giudice
Ricapitolando, sappiamo che le strade sono due: o il fallimento o il concordato. Tertium non datur.
A questo proposito domattina alle 11:00 l’amministratore unico Silvio Mazzarello porterà i libri in Tribunale e si saprà quale decisione in merito prenderà il giudice fallimentare. La sorte dei dipendenti è appesa a un filo e per questo devono prendersela sostanzialmente coi compagni che li hanno rovinati con una gestione demenziale e poi illusi con promesse non mantenute. Ma proprio per questo bisogna fare di tutto per salvare i posti di lavoro.
Occorre ancora un po’ di tempo e tanta buona volontà
L’unica paura è che, nonostante il voto unanime a favore dell’assemblea, essendo la richiesta di concordato ancora priva di un’offerta di vendita (ma ci vuole tanto a buttarla giù?), il giudice non sia disposto ad aspettare. Si tratta solo di qualche giorno e qualcuno nutre ancora una speranza in merito, a patto che il giudice non si convinca che la richiesta di concordato sia solo un escamotage per guadagnare tempo. Cosa che non è. La decisione non è facile ma troppe famiglie sono a rischio. Aspettare qualche giorno è ancora possibile.