di Andrea Guenna – Se un’ambulanza va a fuoco c’è un problema e bisogna capire perché è successo onde evitare che si ripeta. Concetto semplice rivolto all’attenzione di chi ha la responsabilità dei mezzi di soccorso come quello saltato in aria due giorni fa per un incendio. Per fortuna non ci sono state vittime e per questo dobbiamo ringraziare il destino se dentro non c’era nessuno. A questo proposito qualcuno ha ravvisato l’intervento trascendente e benevolo dei tre pompieri-eroi di Quargnento ai quali, nel novembre scorso, l’autoambulanza è stata dedicata insieme a tutti i pompieri alessandrini caduti in servizio (nella foto sopra). Ciò non toglie che i disastri non si evitano accendendo un cero alla Madonna o ringraziando per lo scampato pericolo, ma facendo innanzi tutto manutenzione.
Come sempre la verità è una cosa semplice e per garantire la sicurezza bisogna lavorare.
E anche questo è un principio semplice.
Lo abbiamo capito ancora meglio dopo incidenti devastanti come il crollo del Ponte Morandi del 2018, l’incidente aereo del 9 gennaio 2021 quando, poco dopo il decollo, un Boeing 737 è precipitato nel Mar di Giava per cui non si è salvato nessuno, la recente tragedia della funivia del Mottarone.
Ma per non commettere sempre gli stessi errori bisogna capire – per esempio – perché prende fuoco ed esplode un mezzo di soccorso come un’autoambulanza che dovrebbe garantire la massima affidabilità in quanto è fatta apposta per servire chi sta male e deve essere trasportato in assoluta sicurezza.
Da qualche parte leggiamo che il devastante incendio è stato generato da un guasto.
Quale? Di che tipo?
Visto che la domanda attende risposta sarebbe il caso che la Procura della Repubblica aprisse un fascicolo per stabilire eventuali responsabilità a questo proposito.
Scrivo ciò in quanto in una società liberale l’interesse individuale coincide con l’interesse collettivo, per cui – per esempio – l’interesse del malato è lo stesso della società in cui vive poiché chiunque si può ammalare e avere bisogno di essere ricoverato all’ospedale.
Semplice.
Qui si tratta di proteggere il bene della vita e ciò non può avere solo carattere individuale, soprattutto quando vi sia la necessità della tutela individuale che coincide con quella di tutti. Proprio perché la salute è di tutti e non di qualcuno, e per tutelarla serve un efficiente servizio pubblico fornito da chi organizza prestazioni in massima sicurezza – nel nostro caso la Croce Verde – a favore degli utenti per il soddisfacimento di bisogni primari della collettività.
Questa si chiama civiltà.
Semplice.
Se poi qualcuno mi dimostra che quell’ambulanza è finita contro un muro e ha preso fuoco, beh allora, forse, bisognerebbe rimuovere dall’incarico quell’autista e sostituirlo/a con chi al volante non centra i muri.
Semplice.
Tutto il resto è solo aria fritta.