Genova (Bruno Viani de Il Secolo XIX) – Sono i no-Covid-vax, quelli che alla campagna di vaccinazione obbligatoria si oppongono per vie legali. E oggi si scopre che sono tanti, usciti allo scoperto col passare dei giorni: 315 sanitari in Liguria (e solo a Genova 200, tra i 6.183 operatori ammoniti dalla direzione di Asl3) hanno fatto ricorso al Tar della Liguria affidandosi al docente universitario e amministrativista Daniele Granara. Gli stessi 315 stanno lavorando nel mondo della sanità senza essere vaccinati. Gli indizi di un malessere sono tanti: se trecento hanno fatto del loro rifiuto una battaglia (“Non contro tutti i vaccini ma contro il siero anti Covid imposto per decreto senza una sperimentazione sufficiente e senza che siano noti i reali rischi e benefici”) altri 1.600 soggetti diversi tra medici, farmacisti, infermieri, Oss, fisioterapisti, dentisti e loro collaboratori non hanno risposto alla raccomandata con la quale l’Asl3 Genovese, applicando le normative ministeriali, ha chiesto giustificazione sulla mancata immunizzazione imposta dal decreto del 1° aprile scorso. All’interno di questo vasto universo che comprende infinite sfumature di renitenti al vaccino, più di trecento hanno affidato la propria causa allo studio di Granara. Il legale, che ha visto triplicare nel giro di dieci giorni il numero dei sanitari aderenti alla sua battaglia, martedì ha depositato il suo ricorso al Tar, accompagnato dalla relazione scientifica di un docente bresciano impegnato in prima linea già contro la prima ondata del Covid, Evasio Pasini. E chiede in prima battuta il riconoscimento dell’illegittimità dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario. L’obiettivo immediato è l’annullamento, o perlomeno la sospensiva della prima lettera con cui le Asl della Liguria invitano i sanitari non vaccinati a mettersi in regola, minacciando di applicare le sanzioni previste dal decreto, ovvero il trasferimento a servizi non a contatto col pubblico o con altri colleghi. E, dove questo non fosse possibile, pure il demansionamento. In subordine, la sospensione dal servizio e dallo stipendio fino al 31 dicembre. Per Granara, che premette di essersi vaccinato “è una battaglia di civiltà e i miei assistiti non sono affatto no-vax, ma un trattamento sanitario può essere reso obbligatorio soltanto se ha inequivocabili requisiti di efficacia e sicurezza. E i sieri fin qui sperimentati per contrastare il coronavirus non hanno né l’uno né l’altro. Anzi: prima di sottoporsi alla somministrazione del farmaco è necessario firmare una liberatoria che, di fatto, certifica l’assenza dei medesimi requisiti di sicurezza ed efficacia. E non è un caso se non viene previsto alcun risarcimento in caso di effetti collaterali”. Il riferimento è al modulo del consenso infornato che viene fatto firmare ai pazienti prima di ogni atto sanitario. “In questo caso non è affatto un consenso, ma un atto estorto con la minaccia della sospensione dalla professione e dalle retribuzione: siamo di fronte a una inciviltà giuridica”. Il ricorso ligure evidenzia anche contrasti con normative europee che renderebbero gli atti illegittimi e si propone come iniziativa-pilota da estendere poi almeno a Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. E la partita inizia adesso. “L’udienza al Tar della Liguria è prevista per i primi di luglio, voglio sperare che le Asl non facciano un passo in più prima d’una pronuncia. Chiederò comune la sospensiva immediata di ogni provvedimento lesivo dei miei clienti”.