Alessandria – Non c’è niente da fare, la partita col Conte di Cavour o più ancora – e la cosa brucia da morire – con San Benito Martire da Predappio, è irrimediabilmente persa. In Italia da oltre 75 anni non c’è verso di far viaggiare i treni in orario o, peggio, di farli anche solo partire. E il 25 Aprile, che dovrebbe essere la Festa della Liberazione, rischia di diventare la data nella quale il treno ha dovuto arrendersi senza condizioni alla corriera. Infatti, a partire proprio dal 25 Aprile, inizierà il calvario dei pendolari che dovranno sopportare ulteriori disagi soprattutto per chi viaggia sulla linea ferroviaria Genova-Ovada-Acqui Terme, a causa degli eterni lavori di potenziamento delle infrastrutture eseguiti da Rfi nel nodo di Genova, che riprenderanno in occasione della festività. Nel tratto compreso fra Acqui e Campo Ligure funzioneranno treni e bus, mentre sul versante ligure saranno i pullman a coprire la tratta fino a Genova Brignole. Le stazioni di Genova Borzoli, Costa di Sestri Ponente, Granara, Acquasanta e Mele sono raggiungibili solo con mezzi Amt o Atp. A questo disastro si aggiunge il problema delle frane da Gnocchetto a Portofino, passando per Mele, con le aree di confine abbandonate a se stesse. Dal 2000 la frana a Mele ha compromesso il tracciato ferroviario e ostruito la galleria, mentre la riapertura provvisoria a binario singolo e le attuali coppie di treni non sono sufficienti a garantire un servizio adeguato al territorio. Ma la situazione stradale non sembra migliore con la frana che minaccia la strada 456 del Turchino. I poveri pendolari devono mettersi il cuore in pace e trovare altre soluzioni di trasporto.