Torino – Stamane a Palazzo di Giustizia si aprirà l’udienza preliminare dell’inchiesta “Eternit-bis” per cui l’unico imputato sarà l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny per omicidio volontario aggravato di 258 persone a causa dell’amianto lavorato in quattro stabilimenti italiani della multinazionale, di cui uno a Casale Monferrato in provincia di Alessandria. I Pm Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace sostengono che, pur conoscendo il problema, non fece nulla per modificare le nocive condizioni nelle fabbriche, perseguendo invece una politica aziendale tendente a privilegiare il profitto anziché la salute dei dipendenti esposti all’amianto, alimentando inoltre una “sistematica e prolungata campagna di disinformazione”. Gli avvocati dello svizzero, Astolfo di Amato e Guido Carlo Alleva, che hanno già perso nel primo processo, promettono battaglia basata però sulla procedura in quanto, con ogni probabilità, cominceranno ad appellarsi alla competenza territoriale e soprattutto al ‘ne bis in idem’, il principio secondo il quale non si può essere giudicati due volte per lo stesso fatto: Schmidheiny, per le attività dell’Eternit, ha già subito un processo dove l’accusa di disastro ambientale doloso è stata dichiarata prescritta dalla Cassazione. In procura, a Torino, dicono che il problema non esiste e che questa è un’altra storia. Ma la difesa sosterrà anche che non è possibile procedere perché i 258 decessi sarebbero conseguenza di un solo episodio come un attacco terroristico: di ogni caso di morte bisognerà accertare minuziosamente il nesso con l’esposizione all’amianto. L’udienza di oggi sarà dedicata quasi per intero alle richieste di costituzione di parte civile e il numero delle “persone offese” è molto alto al punto che il tribunale, per convocarle, ha scelto la strada dei “pubblici proclami”: l’ordinanza è reperibile (seppure con ricerche laboriose) fra le pagine del web in cui l’hanno confinata alcuni siti istituzionali.
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