Alessandria (Henry Jekill) – Oltre ad avere battuto ogni record per le strade simili a percorsi di guerra (ma da chi le fanno fare che son sempre rotte?), lampioni storti, biciclette pubbliche a noleggio sparite, microcriminalità, sporcizia, infrazione continua del codice della strada da parte dei pedoni che deambulano come galline nell’aia, viabilità tipo “Congo”, la capitale della Mandrognìa è la città capoluogo più lenta del centro nord nel pagare i fornitori. Il mio amico Maligno pensa che tutto ciò derivi dal fatto che Alessandria non avrebbe una grande tradizione di rettitudine in quanto, ancora nel XVIII secolo, era una piazzaforte militare con 20.000 soldati e 3.000 signorine scarsamente illibate, e non avrebbe mai brillato per i suoi buoni costumi anche se è la Patria del Risorgimento italiano. Una cosa compensa l’altra e pari siamo. Tuttavia da una ricerca del Sole 24 Ore risulta che il capoluogo mandrogno è in fondo alla classifica dei pagatori, in quanto onora le fatture quasi sei mesi dopo il loro ricevimento (vedere tabella sotto). Non ha ancora raggiunto il record negativo di Reggio Calabria, dove si pagano le fatture dopo due anni, ma è senz’altro sulla buona strada. Ed è lontana anni luce da Trento, il capoluogo dove le fatture le pagano addirittura in anticipo, ben 22 giorni prima della scadenza pattuita. Ma loro sono asburgici, non c’è niente da fare.
Questi dati sono oggi possibili perché finalmente da quest’anno tutti gli enti locali devono calcolare e pubblicare sulla sezione “Amministrazione trasparente” del proprio sito anche i giorni impiegati per pagare i fornitori e il valore, se superiore ai 90 giorni, fa scattare restrizioni come i tagli alle spese e il blocco delle assunzioni. I dati sono riferiti al 2014, pubblicati a partire dal gennaio scorso, come prevede il decreto Irpef (Dl 66/2014), e da aggiornare ogni tre mesi. Ma non tutti l’hanno fatto: all’appello mancano ancora molti comuni compresi due capoluoghi di regione come Aosta (ferma al 2012 e senza indice unitario) e Campobasso. Se per il passato l’indicatore fa scattare sanzioni per un indice superiore ai 90 giorni, da quest’anno la soglia limite scenderà a 60 giorni. Un’altra tegola per la nostra sgangherata amministrazione rossa di Rita Rossa.
Non è tutto perché la lentezza con cui ad Alessandria si pagano i fornitori del Comune caratterizza anche le aziende private. Evidentemente si tratta di un’abitudine contagiosa. Infatti per il centro studi Cribis D&B di Milano, la società del Gruppo Crif specializzata nelle business information che ha analizzato i comportamenti di pagamento delle imprese piemontesi, nel primo trimestre 2015 solo il 38,4% delle imprese della provincia di Alessandria ha saldato puntualmente le fatture ai fornitori, il 49,4% ha regolato i conti con un ritardo fino a 30 giorni dai termini concordati, il 12,2% oltre i 30 giorni. Una performance inferiore alla media regionale (39,4% di imprese puntuali), anche se migliore di quella nazionale (36,3% di imprese puntuali), che vale alla provincia un modesto penultimo posto in Piemonte quanto a puntualità nei pagamenti commerciali. Nella nostra regione si segnala inoltre il peggioramento dei ritardi gravi, passati dal 4,3% del 2010 al 12,2% attuale.
“Il Piemonte – commenta Marco Preti (nella foto), amministratore delegato CRIBIS D&B – mostra performance di pagamento superiori alla media Italiana e dinamiche in linea con quelle rilevate a livello nazionale: la crescita dei ritardi gravi che aveva caratterizzato gli scorsi anni si è fermata, ma non dobbiamo aspettarci che torni ai livelli pre-crisi. Durante la crisi le aziende hanno vissuto un forte cambiamento nella gestione dei pagamenti e del credito commerciale e ora è possibile tirare le somme di questo nuovo contesto. Da un lato, le aziende operano oggi in un ambiente più complesso e rischioso rispetto al passato: fallimenti più frequenti, maggiore volatilità dell’affidabilità delle controparti, forte rischio di ritardi e insoluti anche dai clienti storici più fidelizzati. Dall’altro, hanno imparato a gestire meglio il credito commerciale, rendendolo un elemento centrale della gestione della clientela”.
Se il Piemonte peggiora, Alessandria certamente non migliora.
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