Alessandria (l.c.) – Finalmente si fanno vivi gli organi di stampa locali schierati a favore dei trina sulla vicenda dell’assoluzione di “Fabbio & Co.” – come li chiama la sinistra per mezzo di certi incauti pennivendoli e pennivendole – da parte della Corte dei Conti, per il fatto che non esiste nesso di causalità tra la loro amministrazione (2007 – 2012) ed il dissesto, voluto a tutti i costi e fatto pagare ingiustamente agli alessandrini da Rita Rossa & Co. Resta il presunto danno erariale per lo sforamento del patto di stabilità di cui è responsabile principale il bilaureato Antonello Zaccone. Infatti il Comune di Alessandria nel 2010 ha “sforato” perché Mago Zac, maestro massone del GOI, già ragioniere capo con le destre e tornato tale con le sinistre, si era “dimenticato” di fare domanda per ottenere la cosiddetta “compensazione verticale” alla Regione Piemonte che avrebbe permesso di rientrare. In sostanza la legge permetteva (e permette) alle Regioni di trasferire quote del loro obiettivo programmatico a favore degli enti locali del proprio territorio al fine di consentire ulteriori pagamenti rispetto a quelli previsti dalla disciplina nazionale, in base all’art. 7 quater del decreto legge 10 febbraio 2009 n. 5, convertito in legge il 9 aprile 2009 (legge 33/09). A questo proposito la Regione Piemonte, nel 2011, dietro esplicita richiesta del ragioniere capo, subentrato a Zaccone, Carlo Alberto Ravazzano, che aveva presentato regolare domanda, trasferiva al Comune di Alessandria circa sedici milioni di euro per il patto verticale. E allora c’è da chiedersi come mai l’anno prima il dottor Antonello Zaccone non l’avesse fatto, in quanto la Regione Piemonte non avrebbe avuto difficoltà ad accreditare una somma milionaria al Comune di Alessandria, anche perché era chiesta a titolo di investimenti che sono privilegiati dalla legge per il patto di stabilità interno. Investimenti che il Comune di Alessandria stava facendo e che quell’anno ammontavano a 23,5 milioni di euro. Ma non è tutto perché lo stesso Zaccone si dimenticava di procedere all’accertamento delle entrate ed ometteva, di conseguenza, di trasferire ad Equitalia gli elenchi delle cifre non riscosse derivanti alle multe per infrazioni al Codice della Strada, ICI e TIA (rifiuti) per tradurli in ruoli coattivi. A spanne, ma neppure tanto a spanne, si tratta di una decina di milioni di euro. Stamane tale Baggian del sito della famiglia Guala scrive che Fabbio & Co. sono stati condannati per danno erariale e naturalmente è falso perché il procedimento è ancora in corso e Fabbio & Co. hanno fatto appello. Quindi nessuna condanna. Stiamo ai fatti per favore.
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