Io penso che la maggioranza dei cosiddetti “sapienti ufficiali” e, figuriamoci, dei “non sapienti” ufficiali, prima di tutto abbia la memoria cortissima, e poi non abbia il senso della misura nel confronto tra la durata della vita umana (compresa la memoria storica di genitori e nonni; diciamo un secolo e mezzo) e quella di un’era geologica (centinaia di migliaia di anni). I “comunicatori” di oggi (giornalisti e supposti scrittori-filosofi-politici, ma soprattutto “artisti”, che purtroppo godono di totale libertà di parola farneticante) pensano davvero che le condizioni attuali dell’Universo (non della sola Terra) dipendano solo e interamente da quello che è successo dal 1850 in poi, e che l’umanità si autodistruggerà entro i prossimi decenni. E sostengono che quando i fenomeni non sono eccezionalmente gravi rispetto a prima, sono pur sempre variabili con frequenza maggiore a causa dell’attività antropica, nascondendo al Mondo che solo pochi decenni fa mancavano gli strumenti (p.es. i satelliti) per determinare la velocità delle variazioni. Alcuni (o piuttosto molti) politici includono tra gli eventi del secolo e mezzo in esame, anche la scoperta dell’America e la Rivoluzione Francese, ma per fortuna sono eccezioni, ancorché inquietanti perché numerose; ma questo è un altro discorso, anche se l’ignoranza della storia non è dissociabile dall’ignoranza della fisica (e non solo della fisica): quando si ricomincerà ad andare sulla Luna, quanti saranno quelli che ricordano che ci si è già andati nel lontano 19 luglio 1969? E quanti doppioni di esperimenti e errori (cioè sprechi di denaro e di vite umane) si faranno per raggiungere, forse nel 2069, il medesimo risultato del 1969? Secondo me il nocciolo della questione sta tutto qui, cioè nell’incapacità della gente (anche gli scienziati sono “gente” e non semidei) di confrontarsi con l’immensità del tempo e dello spazio, e io lo ripeto da anni in centinaia di pagine, alcune delle quali solamente riescono a superare i “filtri” dei mezzi di comunicazione, che a quanto pare sono scelti fra le menti più ottuse disponibili sul mercato. Un giornalista del Corsera, per esempio, quando ragiona scrive ottimi articoli, ma per motivi a me ignoti, non ha il coraggio di sbugiardare l’ONU e i suoi 2000 scienziati sbafo, e considera vangelo le loro elucubrazioni (ammesso che ne facciano) e decisioni (e queste sì, purtroppo, le prendono). Gli “altri”, quelli fuori dal coro, sono un’insignificante minoranza, mentre “altri” ancora, che potrebbero essere i loro sostenitori, sono troppo occupati, giustamente, a fare i nonni o a curarsi i troppi malanni, o anche solo a spendere i molti soldi che la nostra generazione ha messo da parte prima della crisi “pseudo-energetica”. E così mi dispiace di non esserci più per assistere al rinsavimento dell’umanità quando si ristabilirà la supremazia del “buon senso” ( non è necessario che ci sia tanta “sapienza”: basta il buon senso e l’onestà del pensiero). Questo succederà, spero, prima della fine del secolo, il tempo necessario per cancellare le paure superstiziose del cambio di millennio: basta avere letto un minimo di storia per riconoscere le analogie di oggi rispetto agli eventi a cavallo dell’anno 1000 d.C., e sarà trascorso meno di un millesimo di un’era geologica, che non permette di fare illazioni sui cambiamenti di clima, antropici o non antropici. Almeno fino a che i criteri di valutazione saranno quelli fortemente politicizzati o ideologici di oggi. Poi avremo il nuovo Rinascimento. È un vero peccato, ma è così.
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