Alessandria (Max Corradi) – I titoli spazzatura Alexandria rimasti in pancia a Mps devono essere smaltiti. Così impone la Bce che ieri ha comunicato all’istituto di credito senese controllato dal Pd di chiudere anticipatamente l’operazione Alaxandria con Nomura, il che comporta anche una perdita secca di circa un miliardo di euro, oltre all’indebolimento di tutte le azioni risarcitorie intraprese nei confronti dell’istituto giapponese. Già nel 2013 la Consob aveva inoltrato un esposto in Procura a Siena in merito alla ristrutturazione del prodotto Alexandria eseguita con Nomura nel 2007 per cancellare i forti debiti di Mps, al fine di capire quale sia stata la reale natura dell’operazione rimasta avvolta nel mistero per troppo tempo. I titoli Alexandria – e il nome ne è la dimostrazione – sono stati predisposti da un gruppo di lavoro che comprendeva anche il broker alessandrino Gianluca Garbi, 50 anni, un finanziere di alto profilo, appartenente alla schiera dei Ciampi Boys (quel gruppo di giovani dirigenti bancari che hanno lavorato con Carlo Azeglio Ciampi quando era Governatore della Banca d’Italia), membro del Cda dell’Alessandria Calcio ai tempi della presidenza di Gianni Bianchi. Proprio negli anni della vendita dei titoli spazzatura a Mps era lui ad occuparsi dei derivati per Dresdner Bank, la seconda banca tedesca, cioè l’istituto di credito che ha rifilato, insieme ai giapponesi di Nomura, i titoli tossici a Mps, in quanto era A.D. di Dresdner Bank Kleinwort settore industria e Presidente per lo stesso istituto di credito in Italia. Il pacchetto dei derivati ceduti da Dresdner Bank a Mps, oltre che Santorini, si chiama Alexandria ed è finito nel mirino di Consiob. Sarà una coincidenza, come sarà certamente una coincidenza che Gianluca Garbi sia di Alessandria, uscito da Dresdner Bank cinque anni fa per diventare l’amministratore delegato di Banca Sistema partecipata della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, di cui Daniele Pittatore, figlio dello scomparso Gianfranco Pittatore, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria prima di Pier Angelo Taverna, è uno dei due membri effettivi del collegio sindacale. Sarà un’altra coincidenza, come quella che Gianluca Baldassarri, prima di essere arrestato, si fosse “nascosto” nella nostra città proprio perché qui da noi avrebbe molti amici su cui contare, ovviamente tutti, o quasi, con la tessera del Pd in tasca. Tra questi l’omonimo Gianluca Garbi che è vicino alla sinistra, pur non essendo iscritto al Pd. Della “Vicenda Alexandria” ha parlato anche Antonio Rizzo, il superteste ex dirigente di Dresdner Bank: nel 2008 (l’anno successivo alla collocazione dei titoli spazzatura), Rizzo si accorge che il rientro da Mps di un derivato basato alle Cayman, da ristrutturare, di 120 milioni di euro prevede una “consulenza” da 600.000 euro per la Lutifin. Sospetta una cresta, ma sbatte contro un muro di gomma. L’ex di Banca Dresdner però riesce ad incastrare con un video la “Banda del 5%”. Tira fuori la registrazione di un dialogo avvenuto nel dicembre 2007 a pranzo con Michele Cortese, dirigente di Dresdner Bank, che svela l’esistenza proprio della “Banda del 5%” – capeggiata dall’ex direttore finanziario Gianluca Baldassari – all’interno del Monte dei Paschi di Siena. All’epoca Dresdner era controparte di MPS proprio sul derivato tossico Alexandria: “Con Baldassarri c’era uno che gli faceva il lavoro sporco – rivela Cortese -, si chiamava Cantarini. Dentro Mps li chiamavano la banda del 5%. Pigliano stecche da anni, è risaputo”. I destinatari via Lutifin, oltre a Baldassarri, sarebbero tutti funzionari italiani membri della “Banda del 5 %”. C’è anche qualche alessandrino? Agli atti sono depositate anche le comunicazioni tra superiori e colleghi della “gola profonda” di Dresdner, che attestano come la banca abbia fatto molto per liberarsi di quel collega divenuto scomodo. In una mail del 6 giugno 2008, il broker alessandrino Gianluca Garbi riassume la sua conversazione con l’avvocato Trifirò, esperto in diritto del lavoro: “Trifirò – scrive il finanziere vicino alla Fondazione Cral – ritiene inaccettabile che un datore di lavoro permetta a un dipendente di registrare conversazioni, secondo lui dovremmo immediatamente licenziarlo per giusta causa, e anzi l’avergli mandato una lettera così dura senza conseguenze potrebbe far pensare che abbiamo qualcosa da nascondere, o che la banca vuole comprare il suo silenzio”. Secondo Trifirò, Dresdner aveva fatto degli errori nella gestione del caso Rizzo: “Trifirò – aggiunge Garbi, preannunciando un parere pro veritate del legale – pensa che dobbiamo trovare urgentemente un motivo per licenziare un dipendente che ha perso la nostra fiducia”. Dalla conversazione emergono i ruoli rilevanti di Matteo Pontone e Alberto Cantarini, ex colleghi del capo della direzione finanza del Monte finiti nell’indagine. I due finanzieri all’epoca erano colleghi di Garbi in Dresdner Bank. Secondo le ricostruzioni basate sugli atti degli inquirenti di Milano (fin dal 2008), Lugano e Siena, nel 2007 a Rizzo era stato richiesto da colleghi di Dresdner di caricare – su una transazione con Siena per conto della banca – commissioni relative ad altre operazioni tra tedeschi e Mps anomale. Ora la Bce di Draghi, nella conclusione dell’analisi del piano di ristrutturazione di Mps recapitata a Siena il 10 febbraio e allegata alla lettera ai pm milanesi, impone di chiudere l’operazione entro il 26 luglio prossimo. I vertici di Mps assicurano di avere trattative in corso con Nomura per arrivare ad una chiusura anticipata dell’operazione in forza del blocco del capitale derivante da Alexandria senza costi aggiuntivi per la banca, proprio perché il peso attuale del derivato nei conti dell’istituto è notevole. Il costo di tutta l’operazione supera il tetto del 25%del patrimonio di vigilanza per una singola controparte attestandosi a circa il 35%, per un costo di 400 milioni sul patrimonio di vigilanza. Ma per effetto del contratto, ogni variazione dello spread del credito italiano impatta direttamente sul capitale primario per 5 milioni di euro ogni punto di rialzo dello spread italiano. La procura di Milano ha già chiesto a Mps copia dei documenti relativi alla causa per il titolo Alexandria in corso tra Mps e Nomura presso l’Alta Corte di Londra.
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