di Corrado Angeleri
Milano – Il governo di Mario Monti non ha ancora generato effetti positivi ma ha certamente dato un segnale agli italiani: è finita la ricreazione. Ci sarà la patrimoniale, forse i prelievi forzati in banca, certamente l’avvio delle grandi opere per la gioia di Impregilo & C. ed altrettanto certamente la fine del sogno leghista del federalismo. Questo governo è un’alchimia, un delicato equilibrio del potere mondiale e finanziario nato grazie alla regia di importanti esponenti del Vaticano come Bagnasco e Ruini e di catto-massoni finanziari come Romano Prodi. È nato un esecutivo composto da persone certamente preparate, ma senza carattere, burocrati della finanza e del potere invisibile, beneficiando di un momentaneo consenso apparentemente unanime in forza della paura colletiva di un fallimento dell’Italia. A grandi aspettative però non hanno ancora corrisposto i fatti. Lo spread che, con la cacciata del Cavaliere avrebbe dovuto ridimensionarsi immediatamente, non è ancora sceso e da quando Berlusconi ha lasciato il campo, ha preso 100 punti base con lievissimi segni di recupero. Vedremo se nei prossimi giorni, quando sarà chiara la linea di governo, scenderà. Tra tutti sarà stato certamente il Vaticano a cantare vittoria, un canto sommesso e quasi gregoriano, ma certamente inserito nell’atmosfera che aleggiava il 17 ottobre scorso al Forum delle associazioni cattoliche, riunito a Todi, che si concluse con la richiesta di un nuovo governo, forte e sostenuto da tutti. Così è stato, almeno nelle intenzioni. Non sappiamo ancora se così sarà anche nei fatti. E anche lì c’era lui, il Cardinale Bagnasco a dettare l’agenda dei lavori, dando un taglio politico ed antiberlusconiano. Bagnasco ha in buona sostanza chiamato a raccolta tutti i cattolici per salvare l’Italia. Guarda caso dopo di lui presero la parola il rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi (da tutti considerato uomo di Bagnasco dopo esserlo stato di Ruini), del fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi e dell’amministratore delegato di Banca Intesa Corrado Passera. Tre futuri ministri di Monti. È un caso? Coi preti non si sa mai dove si va a finire, ma la coincidenza è troppo sospetta, per cui si tratta a tutti gli effetti di una prevista strategia che ha generato un insieme di messaggi occulti inviati a chi di dovere: il presidente Giorgio Napolitano. Ma non è finita perché dietro c’è anche Luca Cordero di Montezemolo vero capo di Confindustria (la Marcegaglia è solo un’esecutrice). Infatti i tre ministri cattolici sono stati tra i fondatori di Italia Futura, la fondazione che fa capo al presidente della Ferrari. Dal cattolicesimo laico, invece, proviene il nuovo ministro della Salute, Renato Balduzzi, molto vicino all’influente don Guala di Alessandria, colui che con Stefano Ceccanti ha scritto la legge sui Dico, poi affossata dalle barricate “teo” dentro al Pd, con grande gioia dell’Udc di Pierferdinando Casini. Quest’ultimo, nel nuovo governo Monti, può contare su un nome a lui molto caro: Piero Gnudi. Il neoministro al Turismo e Sport è un pezzo di storia della Seconda Repubblica. Già presidente di Enel, Iri e Rai Holding, é personaggio politicamente trasversale. In quota Udc, è il compagno di pedalata di Romano Prodi (di cui è ottimo amico), ma ha lavorato anche con De Benedetti. Il nuovo ministro della Giustizia Paola Severino è molto vicino a Romanp Prodi, Formigoni, Geronzi, i fratelli Caltagirone (leggi Casini UDC) e altre personalità del mondo politico, imprenditoriale italiano. Il nuovo Guardasigilli, inoltre, è prorettore dell’università Luiss . Per quanto riguarda gli uomini di sinistra, Monti ha designato al ministero della difesa Giampaolo Di Paola, raccomandato da Arturo Parisi e Massimo D’Alema, che nel 2007 lo proposero come comandante militare dell’Alleanza Atlantica; Piero Giarda come ministro per i Rapporti col Parlamento, ex presidente del cda della Banca Popolare di Lodi e già sottosegretario al Tesoro dal 1995 al 2001 nominato per la prima volta da Dini, ma rimase in carica anche con Prodi, D’Alema e Amato; in quota Bersani è Fabrizio Barca: il nuovo ministro per la Coesione Territoriale, figlio di Luciano Barca, partigiano, deputato nelle fila del Pci, direttore dell’Unità ed economista; Francesco Profumo nominato ministro dell’istruzione che era il candidato in pectore dei democratici per le amministrative di Torino prima di Fassino. Nel governo ci sono molti professori tra i quali lo stesso Monti, Paola Saverino, Ornaghi, Balduzzi. Forti anche gli intrecci col mondo editoriale. Esempio lampante quello di Corrado Passera che è a capo del partito dei banchieri attaccato duramente dalla Lega Niord, alfiere del gruppo De Benedetti per molti anni, con ruoli di assoluta responsabilità. C’è anche Profumo che è stato consigliere de Il Sole 24 ore, Lorenzo Ornaghi vice presidente di Avvenire, Elsa Fornero moglie di Mario Deaglio, economista ed editorialista de La Stampa. Con tutto, con tutto questo spiegamento di forze da parte di Confindustria, Vaticano, Massoneria, Editoria, la situazione non migliora, anzi, peggiora sempre di più. Ieri la borsa di Milano ha di nuovo chiuso in calo con i principali indici negativi in linea con le consorelle europee, mentre la crisi europea del debito non accenna a placarsi. Anche se, dopo il discorso del premier incaricato Mario Monti in Senato lo spread Btp-Bund ha ripiegato poco sotto i 500 punti. Le cattive notizie sul fronte del debito in Europa hanno fatto premio sui dati macro Usa del pomeriggio, per la maggior parte superiori alle previsioni. Le piazze Usa sono partite deboli e intorno alle 18.20 il Dow Jones cede lo 0,28%, il Nasdaq lo 0,91%.
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