Roma – Nella seduta di ieri la Suprema Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la maxi-condanna a 21 anni di reclusione inflitta a Ilir Beti, l’imprenditore albanese che la sera del 13 agosto 2011 imboccò la A26 contromano e la percorse per 30 chilometri per dimostrare la sua abilità al volante. A causa dell’inevitabile impatto con il suo Suv Q7 contro la Opel Astra di cinque ragazzi francesi che stavano andando in vacanza in Slovenia avvenuto in territorio di Rocca Grimalda. Quattro i morti: Raymond Julien Jean, Vincent Lorin, Audrey Reynard ed Elsa Desliens, un ferito grave, Laurent Boette. Quindi niente “omicidio stradale” come ha stabilito la corte d’Assise d’Appello di Torino per cui è stata annullata ala pena a 21 anni di reclusione in quanto, per la Corte di Cassazione, non fu omicidio volontario, ma Colposo, in quanto Beti non aveva la consapevolezza di uccidere. Nell’incidente morirono quattro giovani francesi. Difensore dell’imprenditore albanese è stato l’avvocato Franco Coppi. Il caso ritorna in appello per il riesame.
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