Alessandria (Piero Giacobone) – Nella seduta di ieri mattina in Tribunale – l’ultima prima delle repliche e della sentenza prevista forse per il 29 aprile – gli avvocati della difesa di Piercarlo Fabbio e Carlo Alberto Racazzano hanno completato il lavoro di demolizione dell’impianto accusatorio iniziato nella seduta precedente dall’avvocato Cavallone. L’avvocato Simonelli ha delineato il quadro generale normativo in cui i fatti avvengono, iniziando con una domanda e una risposta. La domanda: “La disciplina del patto di stabilità interno è un architrave della contabilità dello Stato”? La risposta: “No, perché cambia ogni anno, si modifica, gli stessi legislatori ne parlano con dispregio”. Fassino, Del Rio, Renzi sono gli attori che Simonelli cita nelle loro costanti critiche al patto, chiamato “di stupidità” dall’allora Sindaco di Firenze. Una normativa così ballerina – di cui l’avvocato ha fatto la storia – si scontra con la necessità dei Comuni di procedere col metodo della programmazione. Ecco perché, per Simonelli, ma anche secondo la giurisprudenza recente, non si applicano norme penali ma eventuali sanzioni amministrative nei confronti di chi raggiunge artificiosamente il patto con operazioni di maquillage sul bilancio. E nei bilanci alessandrini finiti sotto la lente di ingrandimento non manca un cent: ciò che c’era il 30 dicembre lo si ritrova il 2 gennaio successivo per uno slittamento di tre giorni. Nulla manca e nulla è stato aggiunto, solo spostato. Non ci sono danni per i fornitori, né per le finanze comunali perché se non si paga una fattura il 28 dicembre è perché non si hanno i soldi, non perché non la si vuole pagare, e la si pagherà quando i soldi ci saranno come ha fatto il ragioniere capo Paolo Ansaldi, succeduto a Ravazzano, che nei primi tre mesi del 2012 ha pagato al 100% fatture per una cinquantina di milioni. E c’è da chiedersi come sia possibile per un Comune che paga come una banca svizzera 50 milioni ai fornitori si possa parlare di dissesto. Forse bisogna chiederlo al dottor Astegiano della Corte dei Conti di Torino. Pare che lui lo sappia e se ce lo spiega ci fa un piacere.
Ma c’è di più perché quello scivolamento di bilancio (metto la fattura a bilancio domani quando ho i soldi per pagare, invece di oggi che i soldi non li ho) che ha messo nei guai i tre esponennti della precedente amministrazione comunale alessandrina, oggi è addirittura un obbligo di legge, mentre prima era comunque consentito a particolari condizioni.
E l’interpretazione sta tutta qui, cioè se una spesa o un’entrata potesse scivolare oppure no.
In sostanza oggi sarebbe colpevole non fare ciò che Vandone ha fatto per il bene di Alessandria, in modo del tutto legittimo, al punto che oggi è tutto previsto dalla nuova normativa, una normativa che, come abbiamo visto nella cronaca precedente, era già virtualmente in atto negli anni in cui Vandone era intervenuto in tal senso.
Dov’è il reato? Quale danno alla città? Dov’è il dissesto? Chi è stato a denunciare un fatto inesistente che il Pm Ghio ha preso per oro colato? Chi è stato il killer designato dal partito della sinistra per fare secchi Fabbio, Vandone e Ravazzano accusandoli di ogni nefandezza per avere un argomento forte per far vincere le elezioni a Rita Rossa?
Ma c’è un altro aspetto da non sottovalutare che è quello per cui il sindaco di allora Piercarlo Fabbio non era tenuto a sapere con puntualità cosa avesse deciso di fare l’assessore Luciano Vandone, perché questo è un connotato al ruolo di Sindaco, che non solo non ha il compito di controllare la contabilità (e anche se l’avesse fatto avrebbe trovato – ha ricordato Cavallone – che negli anni precedenti, quando erano applicate le stesse tecniche fin dai tempi della Scagni e di Barbin, nessuno aveva mai avuto modo di dire una parola. Non il Brusasco, così attento ad orologeria, non i revisori, non la Corte dei Conti e neppure Mago Zac, autore delle manovre dal 2009 al 2011). E Carlo Alberto Ravazzano che ha preso il posto di Zaccone, insediandosi il 26 gennaio 2011 come poteva essere in grado il 31 gennaio (il 29 era sabato, il 30 domenica) di presentare una manovra di bilancio così complessa? Era la manovra di Zaccone che semplicemente sarebbe stata messa in pratica dal nuovo ragioniere che l’aveva ereditata la settimana prima. Ma Zaccone è tornato a fare il ragioniere capo con la Giunta di colore opposto, mentre Ravazzano s’è fatto tre giorni di galera.
Anche l’avvocato Luca Gastini, dopo Simonelli per Fabbio, ha chiesto l’assoluzione piena per Ravazzano, andando ad individuare puntualmente ciò che ogni reato richiamato dal Pm si dovrebbe presumere e che invece non si è realizzato. In sostanza, e più semplicemente, anche Gastini s’è posto una domanda: dov’è il reato? Risposta: È sparito. Non c’è mai stato, mentre ad Alessandria si celebra l’unico processo penale in Italia su questa fattispecie. Eppure ci sono centinaia di Comuni che sforano il patto.
Come il Comune di Gela, dove sono capitate le stesse cose, ma lì correttamente è intervenuta la Corte dei Conti che ha fatto solo una multa.
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