Torino – Da quattro generazioni (bisnonno, nonno, padre e figlio) costringevano le loro donne, che fossero compagne, mogli o figlie, a prostituirsi. Si trattava di un racket della prostituzione “a conduzione famigliare” che funzionava benissimo. Grazie agli Agenti della Squadra Mobile è stata scoperta l’attività illecita presente nei quartieri torinesi di Barriera Nizza e Madonna di Campagna. Cinque le misure cautelari emesse con l’accusa, a vario titolo, di rapina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le donne, infatti, sono tutte albanesi. Fatto scatenante le indagini è la morte di una giovanissima donna, Sonila, che si tolse la vita a 21 anni, nel 2021. In casa in quel momento c’era solo il suo bimbo. L’ipotesi è che la donna, ancora minorenne, fosse finita in questo giro e che non sarebbe riuscita a venirne fuori, tanto da togliersi la vita forse minacciata col ricatto di diffondere delle foto private in Albania. Questo fatto ha condizionato negli anni dopo le altre prostitute per la paura di fare la fine di Sonila. Le indagini sono partite da una rapina commessa nel maggio 2022 da due fratelli albanesi e dall’aggressione a una donna: costretta alla prostituzione, che avrebbe avuto una lite con una connazionale per una sovrapposizione di zone. La lite sarebbe sfociata in un’aggressione con un ombrello, poi sarebbero intervenuti i “protettori”. In totale in nove, tutti albanesi, sono finiti dentro. Divieto di dimora invece a Torino per due cittadini italiani.