Pavia – La provincia di Pavia è di nuovo la prima in Europa per la produzione del riso con una superficie ampliata di 10.000 ettari dopo il calo dell’anno scorso, effetto della grande siccità. Ed è il riso migliore del mondo per il fatto che per il 90% è costituito da carboidrati, mentre i grassi sono solo l’1,3% e le proteine rappresentano ben il 7,5%. Un alimento prezioso e a basso costo. In tutto si calcola che siano ben 80.000 gli ettari coltivati a riso rispetto ai 70.000 dell’anno scorso, con un incremento del 12,6% per cui la provincia di Pavia riconquista il primato fra i territori risicoli d’Italia e d’Europa, dopo la riduzione delle superfici causata dalla siccità del 2022. Il dato diffuso dall’Ente nazionale risi è inserito nella tabella delle superfici coltivate a riso nell’anno in corso e ricavate dalle denunce dei 3.500 risicoltori italiani. Gli ettari non si discostano dall’ultimo sondaggio fra 2.610 risicoltori raccolto nel luglio scorso: le risaie italiane aumentano di 15.900 ettari passando dai 210.200 del 2023 agli attuali 226.100. Per il Pavese e la Lomellina, facendo le debite proporzioni, si tratterebbe di un incremento di circa 5.000 ettari, considerato che nel 2023 avevano coltivato 70.000 ettari a risaia sui 210.000 nazionali. Analizzando le varie categorie merceologiche, si registra un balzo del Baldo, un Lungo A usato per i risotti, che passa da 6.300 a 18.200 ettari: aumento considerevole anche per il Ribe-Loto, che sale da 30.000 a 44.000 ettari. Nel contempo, rischia la scomparsa il Roma, altro storico Lungo A che si riduce da 11.800 a 200 ettari. In calo anche altri due risi da risotto Lungo A come Carnaroli (da 24.500 a 22.800) e Arborio (da 20.000 a 16.000), e il Lungo B da esportazione (da 49.000 a 45.300). Buono il risultato ottenuto dai risi Medi come Vialone nano, Padano e similari, che salgono nel complesso da 3.100 a 7.500 ettari, e dai Tondi generici (da 34.000 a 42.300 ettari).