Milano – Il caso del giovane torinese che si è suicidato in seguito al ritiro della patente dovrebbe fare riflettere sul modo in cui vengono impartite certe sanzioni, a cui c’è il rischio di reagire in misura sproporzionata alla gravità dell’infrazione punita. Figuriamoci poi quando non si tratta di infrazione commessa, ma solamente “da prevenire”: la persona colpita dal provvedimento, di solito improvvisamente e inaspettatamente, può cadere in uno stato di depressione gravissimo, tanto più quanto meno la misura sia chiara o motivata. La Patente di Guida per cittadini di ogni età e condizione (con l’eccezione di chi dispone di “chauffeur”) costituisce il “certificato” indispensabile per svolgere in tutto o in parte il proprio lavoro, oppure il mezzo che consente di raggiungere il posto di lavoro in un tempo accettabile, o di intervenire tempestivamente in siti diversi dove la propria opera sia preziosa o indispensabile. Per tutti in ogni caso ha un significato di indipendenza e di autosufficienza, possibilmente per prestare aiuto a un Prossimo che per vari motivi non ne sia temporaneamente o permanentemente in possesso. Dalla Burocrazia non ci si può certo aspettare sensibilità per questi futili aspetti e quindi non ci si deve stupire se da un momento all’altro, al solo scopo di “fare cassa”, come con gli Autovelox, si inventi un meccanismo diabolico di oppressione per “cittadini normali” (ma vecchietti) che li classifica, a loro insaputa, come “probabile pericolo pubblico” a causa dell’età e degli inconvenienti ad essa collegati. Ecco come avviene l’operazione in Lombardia nel 2024, da quando l’Amministrazione ha deciso che, scomparse le emergenze della pandemia, si può riprendere impunemente a tartassare la Cittadinanza. Una bella mattina di primavera si presenta alla porta di un pensionato di 83 anni una gentilissima “Poliziotta Municipale”, in divisa inappuntabile, con tanto di sfollagente bianco appeso alla cintura. Si profonde in scuse e in rassicurazioni che non si tratta di cosa di cui allarmarsi, non pretende di entrare in casa, ma deve consegnare un’ingiunzione da parte del Ministero delle Infrastrutture, che intima al pensionato, pena la sospensione della Patente di Guida (classe B) in suo regolare possesso da 60 anni, di procurarsi immediatamente un Appuntamento davanti alla “Commissione Medica per la Revisione della Patente di Guida”, la quale, annullando senza eccezioni il documento in corso, verificherà sulla base di una dettagliata documentazione sanitaria lo stato di salute fisica e mentale per rilasciare eventualmente, un documento nuovo. In mancanza dell’appuntamento entro un mese, la patente in corso sarebbe annullata senza alcun sollecito o avviso e senza appello. La brava poliziotta, notando l’apprensione del pensionato che dichiara di avere cessato di guidare da tre anni a causa della pandemia, pur essendo in possesso di Patente regolarmente rinnovata, e quindi di non avere potuto commettere alcun tipo di infrazione che richiedesse un provvedimento sanzionatorio, si affretta a spiegare che non si tratta di sanzione, ma di prevenzione, aggiungendo che, vista la scarsa propensione a riprendere a guidare una macchina, sarebbe stato meglio ignorare l’ingiunzione, lasciando che venisse annullata la patente, risparmiando così i fastidi (e i costi, di cui non conosce l’entità) della visita medica. Ma il Pensionato rimane impressionato dal fatto che la Notifica gli giunga “in seguito a segnalazione dalla AST al Ministero”, datata due anni prima, che ha generato “un’indagine da parte del Medico Legale, da cui è nato il sospetto che non sussistano più i requisiti per una guida sicura”, e vuole vederci chiaro, affrontando l’iter che porterà alla “verifica e revisione davanti alla Commissione Medica”. In una settimana si procura l’appuntamento che viene fissato tre mesi dopo (esattamente al termine delle Vacanze Estive). Con la conferma dell’appuntamento arriva la lunga lista del materiale da presentare alla Commissione, pena l’annullamento immediato della visita e il rinvio ad altra data, con probabile sospensione precauzionale della patente. La documentazione da presentare (in copia e originale), a parte la Carta di Identità, la Patente da revisionare, due foto-tessera recenti, una “biro personale” e il verbale dell’eventuale visita sostenuta per Riconoscimento di Invalidità Civile, è una serie di Certificati emessi dai relativi “specialisti” che hanno in cura il pensionato per patologie pregresse e in corso. Ogni certificato, non più vecchio di sei mesi, deve contenere previsioni sugli sviluppi della malattia e il giudizio dello specialista sull’opportunità che il paziente possa continuare a guidare la macchina. Di fronte a queste richieste, qualunque specialista (onesto, perché rinuncia a una cinquantina di euro per certificato) si fa una gran risata e al paziente non rimane altro che cercare di far accettare alla Commissione copia dell’ultimo referto delle Visite di Controllo per ciascuna patologia, affidandosi alla clemenza e al non scontato buon senso della Commissione, che si dovrà accontentare di valutare da sè la gravità delle varie situazioni. Si scopre a questo punto che la maggior difficoltà è costituita dal pagamento di due balzelli: 40€ di “spese mediche” e 16€ di immancabile bollo, da versare a due enti diversi con procedure differenti, la seconda delle quali è il “PagoPa”, che richiede l’accesso con SPID o con Carta di Identità Elettronica, che sfortunatamente il pensionato non possiede e che intorno a Ferragosto è difficilissimo procurarsi: la CIE richiede mesi di attesa, lo SPID arriva nel giro di qualche giorno se si trova aperto l’ufficio che lo rilascia. Al terzo CAF si trova finalmente l’impiegato disposto a fare l’operazione, ossia ottenere lo SPID al costo di 45€, ma il pagamento del bollo si deve fare al più vicino bar/tabacchi abilitato. Leggendo con attenzione, si scopre che i restanti 40€ forse si possono pagare con POS prima della visita. Così, sperando che il malloppo da consegnare sia completo, ci si presenta all’appuntamento con la Commissione, con almeno un’ora di anticipo per prevenire altre sorprese. La sorpresa invece è un’inaspettata efficienza: i quattro medici della Commissione e una Segretaria riescono a smaltire rapidamente i pazienti che affollano la sala d’attesa, rispettando al minuto i tempi dell’appuntamento. La Segretaria controlla la completezza del materiale consegnato, separa gli originali dalle copie, che trasmette alla stanza vicina, da cui un probabile medico attraverso la porta aperta pronuncia a bassa voce nome e cognome del paziente, senza rispettarne la “privacy”, ma controllandone sbrigativamente l’udito, e anche i riflessi se la risposta non è pronta. Lo stesso personaggio chiede qualche chiarimento sulla documentazione presentata e riceve il pagamento delle spese mediche con POS, indirizzando poi il paziente alla stanza seguente che funge da ambulatorio dove operano altri tre medici. Qui viene eseguito il controllo della vista, sui due occhi separatamente, e viene verificata la capacità di muovere braccia e gambe per manovrare volante e pedali di una macchina “standard”. A questo punto i tre medici si consultano brevemente per emettere il verdetto sull’attitudine a continuare a guidare la macchina. Eccetto in casi di palese disabilità (che sono rari, perché nessuno si presenterebbe sapendo già di venire escluso), di solito viene concesso di guidare a livello di classe B, ma con “restrizioni”: tipicamente si vieta la guida in autostrada e a distanza superiore a 20 km dall’abitazione, con validità di un anno dal momento della visita (invece dei due concessi agli ultraottantenni “sani”). Prima della scadenza successiva il titolare della patente dovrà ripetere la procedura per sottoporsi a una nuova visita di controllo; se non lo farà, il permesso di guida verrà revocato, e così via, con scadenze e minacce. Si recitano queste regole al pensionato accompagnandole con ramanzine varie per non essersi curato a dovere e per voler correre il rischio di guidare una macchina, ma quando finalmente si pensa di ricevere la sospirata Nuova Patente, giunge la notizia che la visita serviva solo a definire l’attitudine alla guida, mentre la patente dovrà essere procurata, come le precedenti, da un’agenzia ACI o da scuola guida, con ulteriore spesa, “trattabile”, che va dai 140 ai 200 euro e con ulteriore tempo di attesa di oltre un mese. Insomma: il costo complessivo dell’operazione in soli “balzelli” è di circa 300 euro, con un’attesa di circa cinque mesi dal momento della prima notifica al ricevimento della nuova patente. In sostanza un enorme disagio creato dalle Istituzioni a un Cittadino ultraottantenne per verificare (e non curare o alleviare in nessun modo) l’entità delle sue patologie. Ma, ripeto, ciò che indigna di più è il tono (e il ripetersi) delle ingiunzioni e delle minacce, segno dell’ignoranza e dell’insensibilità, “bipartisan” e senza tempo, della Burocrazia (e non aggiungo “italiana”, perché suppongo che il problema sia universale).