Vercelli (Francesca Rivano de La Stampa) – Vederli camminare per le vie di Vercelli, tutti in fila, è uno spettacolo. Ma è anche molto rischioso per la loro incolumità e infatti, dopo il lockdown, si sono moltiplicati i casi di nidiate di anatre scortate dai passanti di turno fino alla prima roggia disponibile, fermando le auto e offrendo piccole spinte ai pulcini per consentire loro di superare ostacoli imprevisti, come marciapiedi troppo alti.
A volte, però, l’aiuto degli umani si deve spingere oltre, fino a creare una sorta di nursery per salvare la nidiata di una mamma anatra un po’ timida o forse un po’ disorientata dalla vita cittadina. Sicuramente, una mamma anatra meno intraprendente delle altre che, a partire dal 2020 in poi, hanno scelto il cortile di un caseggiato in zona stazione per costruire il loro nido.
Contrariamente al passato, dopo la schiusa delle uova questa volta mamma anatra non si è messa in cammino verso l’acqua e i piccolini sono rimasti a razzolare nel cortile, incerti e senza cibo. A prendersi cura di loro lo stesso gruppo di vercellesi che, negli anni passati, aveva assistito alla nascita di altre covate.
“Solitamente, dopo la schiusa delle uova, mamma anatra fa saltare i piccolini dal nido, noi apriamo il cancello del cortile e scortiamo tutta la famigliola fino in corso Fiume dove poi si gettano nella roggia e iniziano la loro vita nell’acqua” racconta Mariapaola che, insieme a Elisabetta, Lodovico, Elena e Viviana si è occupata per due anni di fila di questi insoliti ospiti.
Questa volta, invece, la mamma non si è mossa dal cortile: “Catturarla è impossibile – racconta la vercellese –. E i piccoli da soli non sono in grado di raggiungere l’acqua”.
Così la soluzione che si è prospettata è stata di sostenere l’intera famigliola, mamma e otto pulcini, aspettando che anche i piccoli possano essere in grado di volare.
“Ci siamo fatti consigliare un mangime adatto per gli anatroccoli e ora stiamo aspettando che spicchino il volo”, aggiunge la vercellese. A quel punto l’acqua dovrebbero a trovarla da soli. L’incontro con le anatre, precisa la donna, è stato del tutto casuale: “Non ci siamo mai accorti della fase di costruzione del nido – racconta –. E, fino ad oggi, la natura e l’istinto avevano sempre funzionato benissimo nel portare le cucciolate verso la roggia”.
Dalla nursery alla pensione completa, però, il passo è breve e, questa volta, la convivenza con gli “anatroccoli bamboccioni” è durata quasi due mesi, durante i quali sono state anche allestite “piscinette” di fortuna, nella speranza che, una volta adulti, il richiamo della natura abbia il sopravvento sulle comodità della vita cittadina.