di Louis Cyphre – Viviamo in un mondo dove i ruoli, le responsabilità e, soprattutto, gli “status” non esistono più. Non solo per quanto riguarda le persone (uomo, donna o x), ma anche se parliamo di enti pubblici. Prendiamo, per esempio, il comune di Alessandria: negli scorsi giorni il suo consiglio comunale ha approvato il più importante documento di programmazione per il prossimo triennio (peraltro, l’ultimo triennio del mandato Abonante). Qualche assessore ha fatto il compitino leggendo la memoria scritta dai tecnici, altri hanno ripetuto le solite frasi in politichese e qualcuno ancora ha espresso lodi sperticate per il governo della città quando fino al giorno prima ne diceva peste e corna. Il sindaco ha fatto un po’ la “prima donna” come sa far lui (con ennesimo travaso di bile dell’invidiosa Rita Rossa) e nessun emendamento al fulmicotone da parte dell’opposizione è stato presentato; anzi no, un emendamento c’era perché si erano dimenticati di dire a un consigliere un po’ lento che l’ordine era: “tutti al mare”. Non è questo, però, che colpisce. Colpisce il fatto che a cappello della seduta, sindaco e assessori hanno più o meno tutti affermato che non c’è stato il tempo per rielaborare l’importante documento alla luce della nuova Giunta insediatasi il 1° luglio scorso. Pertanto, il documento di programmazione era già vecchio ancor prima che venisse approvato dagli stessi nuovi assessori. Questa incredibile discrasìa temporale tra politica e programmazione la dice lunga sulla impossibilità di rendere efficace ed efficiente un ente come il Comune di Alessandria. Si finisce sempre, e malgrado gli alti propositi, parafrasando un’opera teatrale di Luigi Pirandello (1867 – 1936), per recitare a soggetto, ossia senza programmazione, dove ciascun amministratore viaggia per conto suo. In un’azienda privata delle dimensioni del nostro Comune la programmazione detta i temi delle agende, i cronoprogrammi degli investimenti e i bilanci preventivi. I cambi di amministratori avvengono nei tempi di bilanci consuntivi e con ampio anticipo dalla scadenza di quelli in carica per un affiancamento con passaggio di consegne (tranne quando ci si mette la magistratura ad arrestarne qualcuno onde per cui si procede al cambio con una certa speditezza). Qual è lo “status” di un Comune come quello di Alessandria? Azienda o istituzione? È un po’ come tenere il piede in due scarpe e non concludere nulla. Un’azienda ragiona esclusivamente facendo i propri interessi patrimoniali per far diventare ricchi i soci proprietari (anche se non sempre ci riesce), mentre un Comune dovrebbe soddisfare i bisogni dei propri cittadini che quasi mai coincidono con gli interessi patrimoniali dell’azienda comunale (come dimostra proprio Alessandria finito in dissesto per fare gli interessi di troppi o di troppo pochi). Per gli enti pubblici, come per le persone, questo “nuovo” mondo illude tutti di poter essere qualcuno o qualcosa d’altro ogni giorno che Nostro Signore ci concede e ci si illude perché è comodo: consente di non avere mai responsabilità. Per i politici vincere o perdere un’elezione ormai non fa più nessuna differenza dato che neppure i partiti tengono per più di un mandato lo stesso posizionamento politico. Per le persone l’amore fluido e senza vincoli permette l’assenza totale di responsabilità verso l’altro, verso la famiglia e verso la società. A farne le spese restano i capri espiatori che non possono cambiare giacca ogni giorno e si trovano senza difese: imprenditori vecchio stampo ai quali non resta che fallire, enti pubblici in dissesto finanziario, operai, artigiani e agricoltori vecchio stampo che non sanno di digitale o di intelligenza artificiale.
Eppure basterebbe poco: pensate a un documento di programmazione del Comune di Alessandria di 5 pagine: una per scuole e case di riposo; una per strade, piazze e verde pubblico; una per sicurezza assetto idrogeologico; una per urbanistica e cimiteri e una per i bisogni sociali.
Per ciascuna pagina una sola cifra in euro da spendere e una sesta pagina dove si indica a chi e come si chiede la somma complessiva da spendere. Scusate, è solo un sogno di una notte di mezza estate (William Shakespeare).