Alessandria (Max Corradi) – Massimiliano Cencelli (sopra in una foto del 2008), classe 1936, è stato un funzionario della Democrazia Cristiana ed è passato alla storia per essere l’ideatore dell’ormai celeberrimo “Manuale Cencelli”, ossia un metodo di assegnazione di ruoli istituzionali e politici a esponenti dei vari partiti e correnti in proporzione al loro peso, ma si sa che quando una cosa funziona non rimane solo dove è nata. Così il codice o “Manuale Cencelli” è stato, nel tempo, adottato a destra come a sinistra, emulando il centro, come ottimo sistema per accontentare gli appetiti della classe politica italiana. Sembrava quasi giunto il tempo del suo pensionamento, almeno per Comuni e Regioni, con l’elezione diretta dei sindaci e dei presidenti, ma, per fortuna del manuale, la sinistra lo ha “riesumato” in occasione di congressi di partito e di spartizione di posti nelle istituzioni. Non è parso vero a quelle nuove generazioni politiche di ogni colore, che forse non ne avevano neppure sentito parlare, di aver riscoperto un sistema che toglie loro tanti fastidi e “mal di pancia” in occasione degli accordi preelettorali. Ne ha fatto uso il sindaco di Alessandria con un “rimpasto” estivo fatto di “sangue e merda” per dirla con Salvatore Formica (detto Rino), classe 1927 e più volte ministro, Chi è rimasto fuori (“là ove sarà pianto e stridore di denti” direbbe Nostro Signore Gesù Cristo, Matteo 24, 50-51) si è sentito serenamente dire che non rispondeva più alle regole del manuale Cencelli. Pulite le scarpe dal sangue e dalla merda, per il sindaco Abonante il resto è stato facile: compensi per l’esercito mercenario del presunto centro politico, per i parlamentari di sinistra del territorio e per i consiglieri comunali dei gruppi più piccoli (i “peones”) per evitare che si debbano retribuire ogni qual volta si voti qualche delibera “delicata”. L’ultimo piccolo ostacolo Abonante l’ha dovuto superare quando (pensate alla comicità del nostro Bel Paese) qualche tecnico ignorante gli ha detto che doveva individuare anche un assessore per la delega all’anticorruzione: praticamente come mettere un lupo a guardia delle pecore. Subito si è proposto il vice sindaco Barosini, ma in effetti è sembrato troppo adatto al ruolo e allora si è ripiegato su quel brav’uomo dell’assessore Serra che davanti ad un magistrato fa ancora la sua discreta figura di “ingenuo”. Speriamo che non debba mai capitare come in quel Comune d’altri tempi e d’altri luoghi in cui un amministratore di società controllata ebbe a molestare una dipendente che si limitò a scrivere al sindaco una lettera… morta. Fu poi cambiato e per sicurezza, sostituito da una donna certamente meno tempestata dagli ormoni.