Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e, nel vortice delle notizie contradittorie inerenti la capitale della Mandrognìa, è rimasta in coda – non certo per importanza – quella dell’ultimo Consiglio Comunale di Alessandria il cui “pezzo forte” all’ordine del giorno era l’uso del glifosato per il diserbo dei luoghi pubblici. Ore estenuanti di inutile dibattito a spese dei contribuenti: nessuna soluzione, nessuna conclusione; respinta una mozione di minoranza, e rinvio per futura memoria e a data da destinarsi di altre discussioni in commissioni inutili e inconcludenti che fanno con gettoni a carico dei cittadini di Alessandria. “Glifosato sì, glifosato no”, per cantarla con Elio e le storie Tese nella “Terra dei Cachi”.
È possibile che in un paese normale si vieti l’uso del glifosato per l’estirpo nei centri urbani per il potenziale rischio cancerogeno del prodotto, ma lo si consenta per uso agricolo a contatto con futuri alimenti? È possibile in una terra, non dei cachi, ma dei “politicamente corretti” che è la stessa cosa. Il politicamente corretto è quell’incredibile persona (uomo, donna o x) che si preoccupa del proprio animale d’affezione con tanto di pedigree e di cappottino invernale e che potrebbe tragicamente annusare una goccia del mortifero prodotto durante la sua sgambettata mattutina, oppure tentare così di porre fine alla propria indecorosa esistenza al servizio di un depresso e instabile proprietario che spreca il proprio reddito per comprargli oggetti di cui non comprende minimamente il senso.
A difesa di questi soggetti e di tutti gli altri “politicamente corretti” di Alessandria che non vogliono respirare neppure un nanogrammo di glifosato, di PFAS o di Cc6O4, ma allo stesso tempo gettano i sacchi dell’immondizia stando seduti sull’auto o non pagano la TARI anche se potrebbero, si sono schierati i consiglieri comunali che, precisando di non essere tecnici, hanno fatto discorsi tecnici non sapendo fare i politici. Insomma, mentre si discute animatamente senza risparmio di battute con “spirito di patata” ed emulando il senato bizantino quando i Saraceni già bussavano alle porte della Città, l’erba cresce pronta ad ospitare rifiuti gettati dai “politicamente corretti” dopo averli comprati ai supermercati del consumismo sfrenato.
Anche i famosi papaveri difesi dalla giunta Abonante in campagna elettorale non ci sono più. Si potrebbe tornare al sano e vecchio sistema della falce (o al più moderno decespugliatore), ma a sinistra oltre al martello non si trova più neppure la falce. Oppure ai nuovi sistemi biologici: limone, arancia o… cannella. Ovviamente, però, i costi si moltiplicano a dismisura e si sa: in un Comune in difficoltà di bilancio si può spendere solo per manifestazioni e contributi “ad personam”. Nella “terra del… glifosato” si corre dietro ai fantasmi con cipiglio e passione.
E io pago.