Torino – Era l’auto da gara del Biscione: l’Alfa Romeo Tz2, un bolide rosso fiammante che negli anni 60 non conosceva rivali. Un modello in particolare, quella carrozzata “chassis”, unico al mondo, andò completamente distrutto nella gara di Le Mans, in Francia. Ed è intorno a quel gioiellino dal cuore sportivo e l’eleganza d’altri tempi che, 60 anni dopo, ruota un clamoroso raggiro che ha coinvolto un facoltoso collezionista e un concessionario del torinese tra i più importanti nel settore delle auto d’epoca. La vittima è un imprenditore che per accontentare la sua passione ha sborsato 820.000 euro. Credeva di essersi aggiudicato una vettura esclusiva e introvabile, si è trovato, chiavi in mano, una splendida “patacca”, che non può nemmeno circolare perché contraffatta. Torino – La pm, Valentina Sellaroli, ha chiuso una complessa indagine durata tre anni, che ha portato a clamorose scoperte: di quel modello esisterebbero ben 4 esemplari (di cui uno negli Stati Uniti e un altro di cui si sono perse le tracce). Ma chi le ha comprate era convinto di essere in possesso dell’unica e sola Tz2, anche se “ricostruita” con pezzi originali. Lapm ha contestato (a vario titolo) reati quali truffa, ricettazione, riciclaggio, contraffazione. Era il 2019 quando l’imprenditore truffato mette gli occhi su quell’Alfa in bella mostra alla fiera di Padova. Un colpo di fulmine. Per averla è disposto a dare indietro, al concessionario di auto d’epoca che, come intermediario del collezionista proprietario, gli propone un prezzo di 900 mila euro, una Jaguar, un’Alfa Duetto, una Lancia e un’altra spider, coprendo il resto con bonifici. Dopo averla portata in una carrozzeria in Veneto, emerge il primo intoppo. Un ingegnere, appassionato come lui, passando per caso rimane stupefatto: anche lui aveva una Tz2 uguale, ma era convinto che solo la sua fosse quella originale. I controlli hanno portato a scoprire il resto: la punzonatura del telaio era dalla parte sbagliata, il certificato Asi di storicità e autenticità corrispondeva a un furgoncino, il numero di telaio era contraffatto. Quell’Alfa non poteva essere autentica. Il concessionario (difeso da Fabio Ghiberti) respinge l’accusa sostenendo di aver venduto l’auto come “ricostruita”. Ma intanto la Tz2 è finita sotto sequestro e non può circolare per i documenti non in regola. E il proprietario, che per una maggiore garanzia si era rivolto al commerciante, aspetta giustizia.