Torino – È stata condannata la madre nigeriana che puniva il figlio con sevizie e torture in casa: se il figlio – che oggi ha 12 ani – disobbediva la punizione della madre era quasi sempre la stessa: veniva colpito con una frusta a tre corde. Tutto è iniziato quando viveva ancora in Nigeria, alcuni anni fa. Era molto piccolo e le sevizie era diverse e quando si è trasferito a Torino coi genitori e i fratelli, le punizioni sono diventate sempre più cruente. Se il bambino faceva arrabbiare la madre, era persino costretto a inginocchiarsi sul pavimento, sopra a dei pezzi di vetro. Le botte erano all’ordine del giorno. E sarebbe stato picchiato anche con ciabatte e un bastone. Esasperato dalle violenze, e da un clima familiare sempre più difficile, il 12enne era scappato, poi ritrovato in città, qualche giorno dopo, grazie anche alla segnalazione di un passante, e messo al sicuro. Allertati i servizi sociali, il tribunale dei minori, la procura ordinaria, il bambino era stato collocato, in una comunità. Al processo contro i genitori il pm ha chiesto la condanna per maltrattamenti aggravati. Il giudice Cristiano Trevisan ha condannato la madre a un anno e dieci mesi di reclusione. Il padre è stato assolto anche se sarebbe responsabile dello stesso reato della mamma vivendo nello stesso nucleo familiare, pur non avendo picchiato il bambino. Intanto la vittima che oggi è un adolescente, dopo un primo periodo di permanenza in comunità, mentre l’indagine era in corso, è scappato. È stato poi ritrovato ed è stata tentata con lui la strada del ricongiungimento e riaffidato agli stessi genitori, ma dopo un recente litigio molto violento è fuggito di nuovo facendo perdere definitivamente le proprie tracce.