di Giusto Buroni – In occasione di “carneficine” in cui si possa ravvisare anche una vaga connotazione politica (cioè tutte, ad eccezione di terremoti e rari impatti con corpi celesti), Attivisti di tutto il Mondo anzitutto “si mobilitano”, poi cercano di capire di che si tratti, più per stabilire di quale “fazione” possa essere la colpa che per portare aiuto ai superstiti. Poi, mentre i “Teorici del comportamento umano” si azzuffano in TV sull’immancabile “cui prodest”, cosicché il mandante del crimine diventi a turno uno dei quattro o cinque Potenti della Terra, gli Attivisti organizzano pacifiche ”adunate” (termine sconsigliato, evocando le riunioni oceaniche osannanti Mussolini): più precisamente “scendono in piazza” e, invece di urlare a comando sotto un balcone, recitano a squarciagola slogan in rima, marciando compassati, ma minacciosi, verso qualche sito “simbolico”, che i Questori cercano di prevedere per impedirne l’occupazione, anche “pacifica”, usando adeguate forze di polizia (uomini e mezzi). Il corteo, multicolore per bandiere e striscioni, spesso vivacizzati da “fumogeni”, riunisce i (pochi) parenti delle vittime e i sostenitori dei loro supposti ideali, anche se quasi sempre si commemorano bambini e cittadini “innocenti”, che al momento dell’attacco assassino si trovavano nell’imprevedibile obbiettivo per sbrigare qualche incombenza della vita familiare; non ultima l’educazione artistica dei giovani che si svolge in luoghi ad alta concentrazione di folla, e per questo molto ambìti (forse subito dopo gli ospedali e le scuole) dai Seminatori di Morte. Se ci si aspetta una presenza consistente di polizia “per motivi di sicurezza”, o, peggio ancora, si prospetta un contatto con una fazione opposta in analoga ”manifestazione pacifica”, il corteo si infarcisce di “infiltrati”, cioè mestatori professionisti prezzolati, molto esperti nella coreografia delle dimostrazioni e molto validi nel menare le mani “se si venisse provocati”. La provocazione potrebbe essere anche una parolina sfuggita a una delle quattro parti in gioco (Corteo 1, Corteo 2, Infiltrati di entrambi i cortei, Forze dell’Ordine) e male interpretata dalle altre. Allora scoppia il “patatrac”, che, volenti o nolenti, coinvolge tutte le categorie di benintenzionati pacifici Dimostranti; della zuffa (in cui tutti sfogano i peggiori istinti) si parlerà estesamente alle Camere, sui Giornali, in TV, ma sarà soprattutto ricordata dagli Attivisti, tutti vincitori (“ne abbiamo prese tante, ma quante gliene abbiamo date!”), che la rievocheranno nelle discussioni, nei comizi e nei sermoni (ai nuovi adepti o agli assenti), come esemplare manifestazione di Democrazia e di Libertà di Opinione. Gli assenti che osino criticare saranno tacciati di menefreghismo (altro termine da usare con cautela), qualunquismo, indifferenza, astensione, disinteresse, noncuranza, egoismo, insensibilità, vigliaccheria, come se l’”adunata sediziosa” o comunque rumorosa fosse l’unico mezzo civile, nel XXI secolo, per far conoscere al Mondo e alle Istituzioni sentimenti e rimostranze (ultimamente però sono da registrare, oltre ai tradizionali incatenamenti a cancelli, anche verniciature di incolpevoli opere d’arte o incollature di mani e piedi all’asfalto con blocco del traffico). Gli Attivisti degni di questo nome pare che non riconoscano altri tipi di “manifestazione pacifica”, che lo stesso Papa ha esortato a rendere “rumorosa”, ottenendo l’effetto, anche tra gli adulti, di sostituire i tradizionali (e spesso commoventi) “minuti di silenzio” con barbarici “minuti di strepito”. Con queste premesse, passa inosservata altra espressione di dolore e solidarietà che nel migliore dei casi è ritenuta “snobistica” e perciò riservata a un pubblico colto e raffinato, ossia, secondo gli Attivisti, falso e ipocrita.
È passata sotto silenzio dunque sulla stampa mondiale, che avrebbe potuto almeno annunciarla, la commemorazione dei morti nella strage del “Crocus” a Mosca il 23 marzo scorso, che ha mobilitato relativamente poco gli Attivisti perché non si sa con certezza se i “mandanti” e i favoreggiatori dei terroristi siano personaggi “buoni” o “cattivi” (gli specialisti del “cui prodest” si trovano in grave difficoltà nel decidere).
E così in Russia, dove la gente buona è davvero buona, già il 27 marzo in memoria delle vittime del feroce attentato in una delle Sale del Mariinsky di Sanpietroburgo con grande partecipazione di pubblico si è rappresentata la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, da quelle parti più nota che da noi. L’opera è stata trasmessa in “streaming” in ogni parte del Mondo e in Italia è stata ricevuta dalle ore 19 e poi resa disponibile per alcuni giorni (gratuitamente) grazie alla App Ufficiale del Teatro. Orchestra, Coro e i quattro Solisti erano russi, come pure il Direttore, lo stesso che dal 2004 dirige nel mondo concerti commemorativi della strage (330 morti) della “Scuola N.1” di Beslan in Ossezia, sua regione natale (contesa da decenni da Russia e Georgia). Il “Requiem”, composto da Verdi per commemorare Alessandro Manzoni nell’anniversario della morte (1874), è un’opera che ogni persona sensibile vorrebbe fosse eseguita al proprio funerale e si augura di risentire fin dal giorno dopo in Paradiso. I 2000 e più spettatori del Teatro di Sanpietroburgo piangevano sinceramente durante i circa 80 minuti di musica, e al termine il 71enne Maestro e i solisti, rinunciando ai soliti sorrisi di ringraziamento, piansero durante i 10 minuti di applausi, come può immaginare chi quell’opera l’ha sentita almeno una volta. A casa, in solitudine o con pochi amici o parenti, “falsi e ipocriti” pacifisti di tutto il mondo potevano dare libero sfogo alla commozione (le “visualizzazioni” nel mondo sono state decine di migliaia il primo giorno: non è male come partecipazione e globalità!).
Il Direttore d’Orchestra in questione è proprio quel Valery Gerghiev che gli Intellettuali Milanesi (il Sindaco Sala è anche “padrone” della Scala, oltre che del “Meazza”) hanno bandito dalla Scala, nonostante in 30 anni sia stato insignito di tutte le onorificenze culturali Nazionali; di conseguenza (per “scimmiottamento globale”) tutti i teatri d’Europa e d’America lo hanno cacciato, perché russo, ricco, e soprattutto Consigliere Artistico di Putin, come se gli insegnasse a sbarazzarsi degli Ucraini a suon di musica o a sincronizzare le cannonate secondo ritmi d’autore.
Insieme con Gerghiev, come forse tutti non sanno, l’Intellighentzia italiana ha espulso tutti gli artisti russi, anche non ricchi, e, intanto che c’erano, anche gli sportivi. Ma allora chiediamoci (agli Attivisti è troppo complicato farlo capire): avere assistito al concerto, magari commuovendosi, in Russia o davanti alla TV in tutto il mondo (i follower del Mariinskij sono milioni) non è un segno di “partecipazione” al lutto e al rifiuto della violenza, sebbene composto, silenzioso e veramente pacifico, e quindi più civile, intelligente, costruttivo e rispettoso dei diritti di quello degli imbrattatori, esibizionisti, urlatori e, se stuzzicati, picchiatori armati? Quale cultura civile ha creato questo genere di manifestazione di intenti che si pretendono pacifici e ragionevoli? (Non me li vedo i cittadini delle prime “polis” scendere nell’”agorà” agitando tavolette con incisi slogan composti in rigorosi esametri o pentametri). Si tratta quindi di falsi intellettuali, fanatici vecchi mal vissuti e giovani pappagalli superstiziosi, che agiscono in nome della Libertà e del Pacifismo con una “partecipazione” molto aggressiva. E così fanno il gioco di quelli che violenza e aggressione le hanno come regola e tradizione. In alternativa, una vecchietta invasata, che recentemente si è esibita nel ruolo di “intellettuale” in una edizione del “Grande Fratello” (lo dico per dare un’idea dei Modelli Culturali di cui dispone l’Italia), ha proposto, per fermare le guerre, un originale Sciopero Generale Mondiale, in cui nessuno produce ma allo stesso tempo nessuno consuma, recando così un grave danno all’Economia e quindi ai Padroni del Mondo che allora si renderebbero conto della fine a cui li porterebbe una terza guerra mondiale (la fine dell’intera Umanità sembra non preoccupare l’arzilla “intellettuale”). L’evidente irrealizzabilità (e sciocchezza) della proposta pare non abbia colpito i “comunicatori” di ogni Rete TV, che anzi l’hanno ampiamente diffusa annunciando in tutti i programmi possibili l’uscita dell’ennesimo “libro”, in cui la “scrittrice” ha descritto i particolari della “trovata”. Mi meraviglia invece che neanche il Papa o il suo collega russo Cirillo abbiano cercato di indire una “Giornata di Preghiera a Religioni Unificate” che penso sarebbe stata accolta favorevolmente da un numero di fedeli (anche musulmani) molto maggiore di quanto i due importanti ma distratti Pastori immaginino.
È proprio vero che “non c’è più religione”.