Leonardo Spagnoli (da Tvsvizzera.it) – Trattative in corso per l’accordo che dovrebbe dare il via libera alla funicolare di 5,8 km in galleria tra Formazza (Piemonte) e Bosco Gurin (Canton Ticino).
Del “metro’ alpino”, la funicolare in galleria che in un futuro più e meno lontano dovrebbe collegare la Valle Maggia (Canton Ticino) con la Val Formazza (Verbania-Cusio-Ossola), se ne parla negli ultimi due anni anche al di fuori della fascia di confine insubrica.
L’idea di connettere la stazione sciistica di Bosco Gurin con la valle superiore del Toce non è nuova, ma negli ultimi tempi si sta assistendo a un’accelerazione per iniziativa dell’imprenditore ticinese Giovanni Frapolli, la cui società gestisce già gli impianti di risalita della stazione invernale valmaggese. Si tratta di un progetto di valenza essenzialmente turistica, in due regioni alpine relativamente isolate a cavallo della frontiera, che consentirebbe di creare un circuito turistico tra i grandi assi di comunicazione internazionali del Sempione-Lötschberg e del San Gottardo.
Interesse in Italia
L’idea sta comunque suscitando curiosità, come si desume dai servizi apparsi su media di rilevanza nazionale piemontesi e lombardi, anche in Italia, da dove ora in Svizzera ci si attende però un cenno.
Questo è dovuto al fatto che l’Ufficio federale dei trasporti (UFT), al quale è stata inoltrata nell’estate di due anni fa una specifica richiesta per avviare i lavori, attende che Roma si esprima sul progetto transfrontaliero prima di rilasciare l’eventuale concessione indispensabile per l’esercizio del servizio di trasporto pubblico internazionale. In questa fase è quindi opportuno smuovere le acque proprio sul versante italiano.
“Sono stato a gennaio a Roma e tutte le persone che ho incontrato nei vari ministeri coinvolti sono aggiornate sulla questione. Devo dire che ho riscontrato un grande interesse per questa proposta”, dice Giovanni Frapolli, che ci spiega anche i prossimi passi da intraprendere: “Svizzera e Italia devono ora firmare l’intesa che è sul tavolo” e che deve essere inserita nell’accordo che riguarda i trasporti transfrontalieri che esiste già, “non occorre quindi stipularne uno nuovo”.
Un progetto semplice e intelligente
Si tratta infatti di una semplice funicolare, un collegamento turistico locale per il trasporto di persone, non di una linea ferroviaria internazionale, precisa al riguardo il dirigente della società Centri turistici montani, alludendo alla procedura relativamente semplice da portare avanti. Successivamente Roma darà verosimilmente la delega a Berna per la concessione, che sarà rilasciata dall’Ufficio federali dei trasporti (UFT). Una concessione che verrà integrata a quella già esistente, di cui è titolare la società che gestisce gli impianti di risalita di Bosco Gurin (di proprietà di Giovanni Frapolli). In proposito, osserva l’imprenditore ticinese, Berna ha chiesto degli approfondimenti sul progetto, in particolare riguardo alla sicurezza, e, come accennato, ha fatto sapere di attendere una presa di posizione da parte di Roma prima di proseguire nell’iter.
Le cifre del metro’ alpino
Sulle intenzioni italiane in merito alla realizzazione del “metro’ alpino”, in cui sono coinvolti Comune di Formazza, Comunità montana, Provincia VCO e Regione Piemonte, Giovanni Frapolli non ha dubbi.
“Ora tra Roma e Berna esiste un filo diretto, garantito da persone di riferimento, tra cui il console diplomatico italiano che porterà avanti le trattative”. E ce lo conferma la sindaca di Formazza Bruna Papa che riferisce di due incontri, l’ultimo a fine gennaio, con il viceministro dei trasporti Edoardo Rixi, nei quali “sono state create le basi per il dialogo”. Ora esiste “un filo diretto”, garantito da persone di riferimento, in particolare il dirigente di settore competente e il console diplomatico italiano che porterà avanti le trattative, in vista dell’accordo che sarà stipulato tra Roma e Berna.
Sarà l’unione di due territori omogenei e complementari
Dovrebbe quindi nascere un percorso turistico e culturale a basso impatto ambientale che comprende, in una sorta di circuito chiuso, che comprende la suggestiva ferrovia Locarno-Domodossola a nord del Verbano, la Valle Maggia e la futura funicolare che da Bosco-Gurin dovrebbe sboccare in Val Formazza, verso la quale potrebbe essere convogliato parte del notevole flusso turistico che si riversa sul Lago Maggiore, in particolare nella stagione estiva. Verrebbero uniti due territori complementari tra loro, spiega Bruna Papa, con offerte integrate che vanno dallo lo sci alpino di Bosco Gurin alle due piste di sci di fondo, ai percorsi di trekking, alle ciclopiste (tra le quali quella internazionale che sfocia a Bedretto, nell’Alto Ticino) e alle Terme di Premia nella Formazza.
Ticino tiepido?
Ma al di qua del confine non sembra esserci un identico interesse, rileva Giovanni Frapolli: “Oltre Gottardo non se ne parla, mentre in canton Ticino non si ha il coraggio di portare avanti progetti importanti”: questo – aggiunge sibillino il titolare della Centri turistici montani SA – nella migliore delle ipotesi. “Prima formalizziamo l’accordo con l’Italia, poi saremo in grado di mettere a punto il piano dettagliato del finanziamento”. I comuni della Valle Maggia sono nel complesso d’accordo, spiega il promotore, ma spesso – lamenta – sono proprio le autorità di Bosco Gurin a porre i bastoni tra le ruote alle (sue) iniziative imprenditoriali.
I finanziamenti arriveranno
Mentre non sembra creare preoccupazioni “più di quel tanto” la spinosa questione del finanziamento dell’opera, per la quale sono stimati costi dell’ordine di 52 milioni di franchi (53,3 milioni di euro), dei quali 15 dovrebbero essere assicurati dagli enti pubblici e 37 da privati. “Prima formalizziamo l’accordo con l’Italia, poi saremo in grado di mettere a punto il piano dettagliato del finanziamento”, risponde l’imprenditore ticinese. “Trascineremo facilmente i privati poiché il progetto è attrattivo”, assicura, e lo faremo attraverso la creazione di una fondazione o tramite accordi tra banche che poi emetteranno azioni o cambiali. Mentre per la parte pubblica, chiarisce Frapolli, lo Stato di regola interviene in investimenti privati di questo tipo con aiuti pari a una quota del 15-18%. “Le varie norme vigenti ci consentono di dire che abbiamo la possibilità concreta di ricevere finanziamenti pubblici di questa entità”.
Non tutti sono d’accordo
Tra le varie ipotesi che andranno esplorate in questo ambito ci sono la Legge cantonale sul turismo o la Nuova politica regionale della Confederazione. In proposito Michele Rotanzi, presidente dell’Associazione dei comuni della Valle Maggia – che guarda con interesse e sostiene l’iniziativa imprenditoriale -, non esclude neanche la possibilità di attingere, per la parte italiana, a fondi Interreg o ad altri finanziamenti dell’UE, di cui solitamente è prodiga in relazione a iniziative del genere. Naturalmente non tutti sono d’accordo con la funicolare in galleria. La Fondazione svizzera per la tutela del paesaggio, ad esempio, sostiene che l’infrastruttura farebbe perdere al villaggio walser la propria identità paesaggistica, culturale e storica per trasformarlo in un’attrazione turistica fine a se stessa, una sorta di “parco divertimenti”. Un progetto ritenuto imponente e “fuori scala”, se si considera la cinquantina scarsa di residenti a Bosco Gurin e le poche centinaia in Val Formazza. Argomenti ripresi in parte anche al di là del confine, da alcune frange che hanno espresso dubbi sull’utilità di un collegamento tra due piccole località periferiche di montagna.
Progetto promosso dal profilo finanziario
Ma la sostenibilità dal profilo finanziario del progetto lo ha certificata l’istituto di ricerca BAK Economics di BasileaCollegamento esterno che stima un impatto di 26,5 milioni di franchi e 235 impieghi a tempo pieno per la realizzazione dell’opera – in termini di valore aggiunto lordo – che a regime garantirà 9,5 milioni di franchi e 97 posti di lavoro all’anno derivanti dall’esercizio dell’infrastruttura e dall’incremento della domanda turistica sul versante ticinese. “È un progetto che va nella direzione del turismo lento e non è da ritenersi sovradimensionato”.
Il fatturato previsto per il primo anno è calcolato in 4,3 milioni di franchi, con incrementi annui dell’ordine dello 0,5%, cifre che giustificherebbero, secondo l’istituto di consulenza basilese, l’investimento.
Consenso degli ambientalisti
Per quel che riguarda invece la questione ambientale Giovanni Frapolli sottolinea che si sta parlando di una linea turistica di dimensioni ridotte, il cui tragitto è completamente interrato e che soprattutto sul versante elvetico “ha un impatto pari a zero”, dal momento che il cantiere da cui procederà la scavatrice sarà in Italia.
E c’è anche il consenso delle organizzazioni ambientaliste d’oltre confine dopo che “è stato stipulato un accordo per risanare una cava dismessa dieci anni fa in cui saranno depositati 150’000 metri cubi di materiale” proveniente dallo scavo della galleria.
Quaranta abitanti in più, due lingue e un sindaco
Inoltre, la struttura del convoglio, che ha una capacità massima di 50 persone e frequenze massime di tre corse all’ora, è a giudizio della prima cittadina della Formazza Bruna Papa, “compatibile con il carico antropico” previsto per la regione, che non vuole essere snaturata dalla pressione turistica. E, in questo senso, “è un progetto che va nella direzione del turismo lento e per questo motivo non è da ritenersi sovradimensionato”. Bisogna però avere il coraggio che spesso manca in Ticino, insiste l’imprenditore elvetico: “La Valle Maggia è un grande territorio ma è isolata, i mezzi pubblici sono spesso vuoti” e il continuo decremento demografico è sotto gli occhi di tutti. “Se non vogliamo che muoia”, ribadisce Giovanni Frapolli, non possiamo perdere questa occasione, così come quella fornita dall’analogo progetto promosso nell’alta valle, di una teleferica tra Fusio e Ambrì. Anche questa è un’iniziativa sostenuta con decisione dall’Associazione dei comuni della Valle Maggia. La crisi che stanno attraversando in Ticino le stazioni sciistiche intermedie, come Carì e Nara, a causa dei cambiamenti climatici, osserva Michele Rotanzi, induce ad ampliare e destagionalizzare l’offerta turistica.