Milano – Un cittadino bengalese di 38 anni aveva trovato un lavoro a Milano ma non sapeva di avere una grave ipertensione per cui ha subìto una vasta emorragia cerebrale che lo ha costretto al ricovero all’ospedale. Poco dopo è andato in arresto cardiaco entrando in uno stato di coma profondo irreversibile. Poi la morte. I suoi organi sono sani e adatti a un trapianto per cui i responsabili del Niguarda riescono a contattare la sorella in patria e ad aiutarla a superare sia la burocrazia, che il viaggio. Raggiunge il fratello e insieme al resto della famiglia, contattata telefonicamente, dà il consenso al prelievo degli organi. Nello stesso ospedale è ricoverata una donna di 50 anni affetta da una policistosi epato-renale, a causa della quale ha perso il rene destro ed è costretta alla dialisi 3 volte alla settimana. Il suo fegato, provato dalla patologia, è arrivato a pesare oltre 10 kg, impedendole di mangiare regolarmente o anche solo di stare seduta. L’unica salvezza è il trapianto combinato di rene e fegato: ma trovare due organi che siano contemporaneamente compatibili con Paola non è immediato, e la paziente rimane in lista d’attesa. Caso vuole che proprio il fegato e i reni del bengalese deceduto qualche giorno prima fossero compatibili con quelli della donna ricoverata. I medici hanno trapiantato fegato e reni nella donna che è già uscita dalla rianimazione e potrà tornare presto a vivere una vita normale.