“Goodbye America”. Confesso di aver sempre avuto rispetto per la bandiera a stelle e strisce, non foss’altro che per tutti quei giovani americani morti sulle spiagge della Normandia venuti per liberare l’Europa da un pazzo psicotico. Al rispetto, però, è seguito nelle società occidentali europee un certo qual servilismo emulativo che, al contrario, non ho mai condiviso. Oggi quel modello di società che ha sicuramente portato progresso e benessere è palesemente in difficoltà. I cittadini americani saranno chiamati quest’anno a scegliere un Presidente tra due candidati non certamente entusiasmanti per differenti e opposti motivi e proprio questo posizionamento politico su poli estremi è la prova provata della crisi di un modello di Stato e di democrazia. Inevitabilmente quella crisi finirà, presto o tardi, per ripercuotersi in Europa e in Italia. Sembra che gli unici modelli di Stato ancora solidi (a prescindere dai regimi islamici) siano quelli della Russia e di Israele. Regimi nei quali, vuoi per ragioni storiche o di cultura, i principi democratici hanno avuto un’applicazione meno spinta e più moderata. Forse non a caso in quei Paesi, religione e teologia hanno ancora una solida base nel popolo e nelle classi meno agiate. Se, come sostenne Marx, la religione è l’oppio dei popoli, lì la droga ha funzionato. Rivincita storica contro le sconfitte fino ad ora subite dal comunismo? Non credo. Credo piuttosto, come ho sostenuto più volte, che quando si smette di credere in Nostro Signore, si finisce per credere a tutto. Ora occorre lavorare, come in tutti i periodi di crisi, per salvaguardare le cose veramente importanti e gettare alle ortiche l’inutile e il dannoso. Partiamo per esempio dalle lingue che rappresentano la storia, la cultura e la tradizione dei popoli. Tutti conosciamo la storia biblica della Torre di Babele e l’insegnamento di Nostro Signore non avrebbe potuto essere più chiaro di così. Purtroppo, invece, nel nostro Paese Pier Paolo Pasolini (1922 – 1975) è stato ignorato in primo luogo proprio da quegli intellettuali di sinistra ignoranti che lodarono e continuano a lodare personaggi senza neppure sapere che cosa hanno detto o scritto. Pasolini si scagliò contro le distorsioni della nostra lingua effettuate dall’allora nascente cultura industriale e tecnologica del Nord Italia; cultura che scimmiottava, come ho scritto, i modelli d’oltre oceano. Da allora è stato un continuo e inesorabile attacco alla nostra lingua (derivante dall’immortale latino) da parte della lingua inglese (rectius americana che è altra cosa ancora) ormai dilagante: a Milano persino i grandi manifesti pubblicitari sono in lingua barbara. Definire una città intelligente (come si è tentato di fare in Alessandria), oltre che assurdo razionalmente, potrebbe nascondere il fatto che i suoi abitanti non lo sono abbastanza. Continuiamo, sempre per esempio, con l’assetto costituzionale dei Paesi dell’Europa occidentale. Quando De Gasperi, Schuman e Adenauer, non a caso tutti cattolici, pensarono all’Europa dei popoli, e la pensarono cristiana, non per escludere la presenza di altre religioni, ma perché sapevano, da grandi statisti quali erano, che non si può cancellare la storia culturale dei popoli senza fare disastri. Spero che un domani a nessun intellettuale ignorante venga in mente di riprendere questi tre grandi Padri europei senza i valori cattolici che rappresentarono. Gli Stati Uniti non hanno questa tradizione, questa storia e giustamente hanno intrapreso un percorso costituzionale diverso, ecco perché non comprendo perché l’Europa dovrebbe continuare a scimmiottarli. Se passiamo ai modelli economici, apparirà ancora più facilmente come l’etica protestante abbia mal condizionato in maniera immorale il capitalismo fino a trasformarlo in un sistema consumistico e posseduto dal diavolo con il suo “sterco” (il denaro), ma su questo tema ho già avuto modo di scrivere molto in altri articoli. Potrei continuare, ma credo che quanto voglio dire sia ormai chiaro. Ultima considerazione: dobbiamo domandarci se oggi permangono ancora motivi per difendere la nostra cultura, la nostra storia, la nostra lingua, le nostre terre e la nostra religione. Se la risposta è affermativa (anche se qualche dubbio osservo che sta emergendo) dobbiamo prepararci a difenderle fino all’estremo sacrificio, altrimenti lasciamo perdere e friggiamo il cervello coi social o col metaverso. L’intelligenza artificiale avrà l’effetto di non farci capire che razza di pirla siamo.