Casale Monferrato (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma mi chiamo Evaristo e in questa sgangherata provincia del Basso Piemonte mi tocca fare gli straordinari data la quantità industriale di notizie di cronaca, da Novi a Casale, da Acqui a Tortona passando da Alessandria. E stavolta devo occuparmi della casa di riposo di Casale Monferrato. Perché? Perché sono venuto a sapere che il centro diurno, pubblicizzato sui fogliacci illeggibili di regime come il top del nuovo, è stato inaugurato tre mesi fa dal Sindaco di Casale Monferrato ma è ancora chiuso perché mancherebbero i soldi per assumere il personale. Cosa ancora più grave, sembra che la struttura abbia un debito colossale, e ammonta ad alcuni milioni di euro. Il Maligno direbbe che “sono già nella bratta ancor prima di iniziare”. Solo che essendo una struttura direttamente collegata al Comune di Casale anche se è un Ipab, il Comune può intervenire solo tramite una Fondazione ad hoc che non esiste e così il Comune ha continuato a finanziare il centro di suo con veri e propri aiuti di Stato, infrangendo ogni regola pubblico-amministrativa e contro le regole della concorrenza, per cui il centro è. Ora il Comune, a sua volta in difficoltà, non riesce più a finanziarlo e, quel che è peggio, è che continuano ad attirare ospiti vendendo servizi come se fossero aperti. Il Maligno giura – ma io non ci credo – che finirà come il Maina di Asti o che sarà ceduto a privati come Il Borsalino di Alessandria.
E io pago.
Foto Ansa