Quello dell’allenatore è il più ingrato dei ruoli nell’organigramma di una squadra di calcio. Dirigenti, giocatori, direttori e quant’altri si ritagliano alibi e accorrono i loro difensori d’ufficio quando il barometro segna tempesta. Quando invece va tutto a gonfie vele siamo disponibili a regalare meriti a piene mani. A pensarci bene ci sarebbe una verità che nessuno vuol vedere: un allenatore non ha nessuna possibilità di intervenire sull’andamento di un match perché lui allena i giocatori ma non gli episodi che condizionano risultati, partite e stagioni. Se esistesse un mister in grado di allenare anche gli episodi sarebbe il più pagato e ricercato del pianeta. Il bravo allenatore oggi è quello che riesce a prevedere il maggior numero di imprevisti e tenta di studiare le contromosse. Esempio: Banchini ha preparato la partita di Padova sicuramente con cura ma non poteva prevedere che al 2’ di gioco, su una palla nella nostra tre quarti con la difesa schierata, un suo difensore uscisse dalla linea difensiva come un panzer e, anziché costringere l’avversario a palleggiare, franasse addosso a due avversari. Dalla punizione susseguente è arrivato un cross in area peraltro ben leggibile e un nostro giocatore, anziché assestare al pallone un bel calcione mandandolo lontano, lo ha timidamente accarezzato e, al limite dell’area, nessuno dei nostri era pronto a catturare la seconda palla che invece ammiccava lenta e succulenta a un avversario che arrivava col passo giusto, alla velocità e all’altezza ideale per essere colpita a colpo sicuro e, dopo essere passata fra una selva di gambe nella nostra area, si è insaccata. Per il Padova è stato gol e partita dopo due minuti di gioco, senza fatica o effetti speciali. Il lavoro e i progetti di Banchini elaborati in settimana in quel preciso momento sono evaporati, merito di nessuno e demeriti (veniali) di tre nostri giocatori. Tutto questo è successo in pochi secondi con il nostro allenatore impotente in panchina a guardare il castello crollare senza aver titolo o modo di intervenire. Dal 3’ in poi però la partita poteva diventare la nostra tragedia sportiva se i Grigi non si fossero ripresi subito, se avessero deciso di buttarsi in avanti senza paracadute o se i patavini vivessero un momento felice nel quale osare oltremodo. Partite nate come quella vista domenica a Padova le abbiamo viste finire spesso con la cenerentola che torna a casa con 4 o 5 gol sul groppone. Ai fini della classifica 1 o 5 gol al passivo non cambiano nulla ma per i nostri giocatori e la loro autostima digerire una sconfitta di misura è molto più facile che prendere in carico un passivo umiliante. Una cosa è parsa chiara una volta di più: se la nostra squadra è quella vista domenica scorsa non sarà mai in grado di rimontare un risultato grazie a meriti propri ma solo pareggiare se l’avversario di turno è affetto da narcolessia. Se nulla dovesse cambiare quindi per i Grigi la sorte è segnata. Se invece il mercato ci regalasse innesti che si riveleranno indovinati (vedi i neo arrivati spagnolo e argentino), Siafa che torna su di giri dalla Coppa D’Africa, Mangni che entra in forma e magari qualcosina sugli esterni che potrebbe magari ancora arrivare dal mercato, possiamo sperare di invertire la tendenza, sempre che Banchini capisca al volo come sistemare i nuovi arrivati e magari che Ciancio e Nunzella si concedessero ancora quattro mesi da giocatori di calcio ancora in attività. Le condizioni per sperare in una svolta positiva sono davvero tante, forse troppe, di cui alcune disperate mentre i margini d’errore sono ridotti all’osso. Tutto quindi sarà legato a un filo: un infortunio, una squalifica, una sequenza di episodi negativi. La morale invece, come abbiamo detto, quella è già scritta: se ci si salva i meriti andranno equamente divisi, se no la colpa sarà solo di Banchini. Così va il mondo.