Alessandria (Max Corradi) – L’ammiraglia del Comune di Alessandria (Amag Spa) è ormai nave senza timoniere destinata ad affondare contro uno scoglio come la Costa Concordia di qualche anno fa. Troppi “inchini” ai politici di passaggio, troppi errori di conduzione aziendale hanno finito per vendere tutti i “gioielli di famiglia”. Non più gallina dalle uova d’oro, il sindaco Abonante sembra impotente, prigioniero di se stesso e del suo cerchio magico, intento ad aggiustare gli errori d’un rimpasto di giunta senza logica e con una visione politica molto vintage; non in grado di fare piazza pulita di amministratori, magari anche brave persone, ma che di mestiere sanno fare altro. L’unica speranza resta aggrappata, da un lato, agli altri comuni soci di Amag che, messo insieme il 10% del capitale, chiedano al Presidente del Tribunale di intervenire per censurare la mala gestione e dare una mano ad Abonante nel fare piazza pulita e, dall’altro, alla Procura della Repubblica che, letto questo e altri articoli di stampa, decida di aprire un fascicolo per presentare istanza di fallimento e calare il sipario su un dramma senza fine che rischia di lasciare per strada famiglie di lavoratori e fornitori.
Non si capisce, infatti, cosa produca ancora la società a capo del gruppo Amag pur avendo a libro paga decine di dipendenti amministrativi spesso assunti ad personam (come si diceva quando si era sani di mente).
Non si capisce, inoltre, come mai gli altri Comuni soci, che ne avrebbero obbligo e dovere, non intervengano a difesa del loro patrimonio di reti idriche a rischio, qualora la società fosse dichiarata fallita.
Non si capisce, ancora, come i revisori (magari sempre le stesse persone da decenni) non siano ancora intervenute come sarebbe stato loro dovere.
Non si capisce, infine, perché sindacati (forse compiacenti) difendano singoli dipendenti che andrebbero licenziati in tronco e non tutelino la complessiva salvaguardia dei posti di lavoro ad alto rischio.