Torino (Fabio Tirelli) – Ricordando Angelo Burzi. Siamo già alla seconda edizione del Premio Start Up che mette in risalto le migliori imprese di nuova realizzazione da parte di giovani in Piemonte. Domani, mercoledì 29 novembre, si terrà la premiazione a Torino. Il premio, organizzato dalla moglie, dai famigliari e da tantissimi amici, al di là degli steccati ideologici (che lo stesso Angelo, un liberale doc, tanto contribuì a superare ) ricorda l’ingegner Angelo Burzi, un uomo onesto e capace, che fu un importante esponente di Forza Italia in Regione (dove tenne a battesimo le carriere di molti politici oggi in primo piano, addirittura due ministri come Crosetto e Picchetto), travolto, assolutamente innocente come riconobbe la sentenza di primo grado, dalla vicenda dei rimborsi truccati dell’era Cota (finita poi in prescrizione o con assoluzioni per tutti) non resse al disonore (così lo viveva lui, uomo integerrimo) di essere coinvolto in una strana girandola di assoluzioni e condanne: vittima del peso di una giustizia troppe volte a senso unico e lenta , che poco ricorda la Dike cui tutti facciamo riferimento. Come ebbe a dire una volta Alessandro Meluzzi, la sorte dell’imputato è legata a una ruota della fortuna dove l’unica speranza è che escano i numeri giusti. Così non fu per Angelo.
Chi era l’amico Angelo Burzi
L’ingegner Angelo Burzi è stato uno dei fondatori di Forza Italia in Piemonte nel 1993. Ingegnere e imprenditore, consigliere regionale dal 1995, ebbe una lunga carriera politica: fu rieletto nel 2000, nel 2005 e nel 2010. Nel 2012 diede vita al gruppo Progett’Azione. Dal 1997 al 2002 ricoprì la carica di assessore al bilancio nella giunta Ghigo. Angelo Burzi, è stato il primo a creare una scuola di formazione politica del nuovo partito. La fondazione Magellano, promossa nel 2016, era stata la sua ultima iniziativa: un “pensatoio” per rilanciare Torino. È stato ingiustamente chiamato in causa nei processi celebrati dal Tribunale di Torino per presunte irregolarità nell’utilizzo dei fondi destinati al funzionamento dei gruppi consiliari: si tratta dalla triste vicenda giudiziaria nota come “Rimborsopoli” per la quale continuava a soffrire perché, da innocente qual era, si sentiva oppresso. Fu assolto in primo grado per non aver commesso il fatto. Ma il segno lasciato da quella brutta esperienza era profondo e per questo s’è tolto la vita con un colpo di pistola poco prima della Mezzanotte di Natale del 2021 nel suo appartamento di Piazza Castello, a Torino. Aveva 73 anni. Burzi ha lasciato alcune lettere destinate alla moglie e alle due figlie.