Mi auguro che, con l’arrivo di Molinaro in veste di Patron, sia finito il momento del caos e delle balle, perché, a furia di parlare dei Ciancio, Corda, Banchini e compagnia, agli sportivi mandrogni nessuno ha fatto presente che il vero nodo da sciogliere per la mera sopravvivenza del club non è chi fa o farà l’allenatore, ma l’approvazione dell’ultimo bilancio aziendale ancora in sospeso. Un’eventuale approvazione sarà un bagno di sangue del quale dovrà farsi carico Molinaro e senza la quale si aprono le porte della liquidazione della società, se non del fallimento, con brutte conseguenze umane, sportive e d’immagine che toccherà ogni alessandrino con la testa sul collo. Sabato abbiamo perso il derby al Piola di Vercelli contro i Biciolani. A mio avviso non abbiamo perso, come qualcuno lascia ipocritamente credere per portare acqua al suo mulino, perché mancavano Ciancio e Foresta. Abbiamo perso partite anche con loro titolari, quindi il motivo dell’ultima sconfitta va ricercato altrove. A ben vedere si sono commessi errori in fase di preparazione e conduzione della partita dalla panchina, il nostro ex Mustacchio ha fatto il Mustacchio e, soprattutto, sulla panca dei padroni di casa, c’era seduto un signor allenatore che con un espediente tattico tutt’altro che banale ha piazzato il carro di Pirozzi davanti ai buoi. E mi dispiace che in pochi abbiano rilevato, in fase di commento finale, i meriti e la bravura degli avversari puntando i fari solo sui nostri errori. Atteggiamento, questo, che non denota un rispetto per i valori del merito e delle capacità altrui: quando si parla e si scrive di sport, questo bisognerebbe fare, perché fa parte integrante della cultura sportiva. Ciancio e Foresta non sono assimilabili.
Di Ciancio ne abbiamo già parlato: è fuori rosa per motivi comportamentali che nulla hanno a che vedere con le prestazioni fin qui offerte.
Per Foresta invece il discorso è completamente diverso in quanto è un buon giocatore, un bravo ragazzo e professionalmente impeccabile, almeno per quel che ne so. Esempio: avanti con gli anni e reduce da un lungo periodo di forzata inattività, è arrivato in riva al Tanaro praticamente già in forma al punto che, dopo aver sostenuto pochi allenamenti, è sceso in campo. Se pensiamo al comportamento di sedicenti professionisti nel fiore degli anni che, ingaggiati tardi, si fanno trovare sovrappeso e da resaturare fisicamente, Foresta s’è rivelato, anche stavolta, un vero professionista. Se domenica Pirozzi non l’ha schierato immagino sia per motivi che non c’entrano col fatto che lui sia stato un cocco del ex mister perché, quando ha firmato, s’è legato all’Alessandria Calcio e non all’allenatore. Inoltre sa perfettamente che il suo lavoro consiste solo nel giocare a calcio meglio che può. Chi maliziosamente ha adombrato il sospetto che sia stato emarginato dal nuovo mister per motivi personali è fuori strada. Peraltro sono centinaia i calciatori che hanno fatto la fortuna di certi allenatori benché avessero l’etichetta di “uomini del mister precedente”.