Genova – Da una parte si parla di Logistica, con tutta la buona volontà, il lavoro da scoppiare e lo slancio che deriva da una fede incrollabile nel successo di Slala, la Fondazione alessandrina della nuova logistica e del suo presidente avvocato Cesare Rossini, ma dall’altra parte ci sono i genovesi. Qualcuno, tanti anni fa, diceva che se Genova fosse abitata dai milanesi, sarebbe la “Londra del Mediterraneo”, mentre invece è quella che è. C’è una montagna da scalare per il nuovo direttore generale dell’aeroporto di Genova Francesco D’Amico, in arrivo dallo scalo di Catania, dov’era vicedirettore generale. Una montagna che si può risalire un gradino dopo l’altro e che al momento colloca Genova in una posizione di retroguardia. Dei 41 aereoporti classificati dall’associazione italiana Assaeroporti, infatti, il “Cristoforo Colombo” occupa la posizione numero 24. Centro classifica, quindi, tendente al basso. E un po’ fa specie, se si considera che questo è il primo porto d’Italia e che il capoluogo ligure, sesta città del Paese, riunisce, unico in Italia, in poche centinaia di metri tutte le modalità di trasporto, il mare, la gomma, il ferro e il cielo. Nel corso degli anni, fra l’altro, Genova è cresciuta percentualmente meno di altri aeroporti che l’hanno superata, facendola scivolare nella classifica. Lontani anni luce dai primi scali (e Catania da cui viene D’Amico è nella “top ten”) il “Colombo” ha visto allontanarsi anche scali con cui un tempo se la giocava alla pari, Forlì, Foggia Firenze, Cuneo. E la logistica del Basso Piemonte sta aspettando diligentemente che nella Superba qualcuno si metta a lavorare ma è chiaro che il 2024, alla luce di dati politico amministrativi aggiornati, sarà l’ennesimo anno interlocutorio. La speranza della ripresa, si sa, è in gran parte concentrata su una delle peculiarità della Liguria, che da sola movimenta ogni anno nei due porti di Genova e Savona-Vado. Intanto La Spezia si smarca e fa da sola. Ma a La Spezia lavorano mentre a Genova aprono tavoli di confronto e fanno sempre sciopero, e le aziende serie se ne vanno.