di Giusto Buroni – Il test regionale delle infrastrutture di comunicazione fra Protezione Civile e Cittadinanza ha riportato alla ribalta il termine “Allerta”, dimostrandone l’uso grammaticale errato da parte di Autorità Politiche (non c’è da stupirsene) e presunti intellettuali (giornalisti-scrittori) che pullulano su tutti i “media”, ricevendo consensi da conduttori e pubblico.
“Allerta” deriva, come non tutti sanno, dall’esortazione di controllo “All’erta, sentinella!” lanciata alle sentinelle delle fortificazioni medioevali affinché non si addormentassero durante il turno di guardia: il militare esortato in quel modo doveva rispondere “All’erta sto”, dimostrando che aveva ben sentito la chiamata e stava facendo il proprio dovere stando in piedi sull’erta, un terreno ripido dall’alto del quale si può vigilare su vaste superfici. “All’erta” è dunque una “locuzione” (gruppo indivisibile di due o più parole), che, come tanti altri termini militari, è divenuta avverbio, come in “stare all’erta”, e poi anche sostantivo, come in “lanciare un allerta”, con la contemporanea scomparsa dell’apostrofo interno (attestato da letteratura di inizio ‘800), e di quello “esterno”, a indicare che il sostantivo così derivato dalla locuzione è maschile (e anche invariabile in “numero”).
Il vocabolo più noto e usato in Italiano derivante da una tale trasformazione è “Addio” (XIII sec., da “A Dio!”, evidentemente), divenuto subito così popolare da fare al plurale “Addii”, come per tutti i sostantivi “normali” con desinenza “o”. Alternativa ad Addio, è Arrivederci”, invariabile in genere (maschile) e numero. Altri esempi di locuzioni divenute sostantivi (maschili) invariabili, senza generare discussioni sono: “Rompete-le-righe”, “Presentat-arm”, “Avanti-marsch”, “stare sul Chi-vive” (“sul Chi-va-là”), “fare un Dietro-front”, “disobbedire all’Alto-là”, e poi “il Passa-parola”, “il Fuggi-fuggi”, ecc. Rientrano in questa categoria l’illustre “Pro-memoria” e il dotto “Verba-volant”, e poi i tecnicismi stranieri come “Data-base”, “Note-book”, “Bed-and-Breakfast”. Fa eccezione, con pochi altri, l’“Allarme”, che da quando ha perso l’apostrofo al plurale ha fatto sempre “Allarmi”.
Per quanto riguarda il dibattito su “Allerta”, peraltro alimentato sempre più da dilettanti della Lingua Italiana, la Crusca si affida alla Statistica, come tutte le persone e istituzioni (anche scientifiche) che ripudiano la Logica e, in un ottuso articolo del 2012, conclude che l’evoluzione del termine in due secoli stabilisce che “la forma legittima di Allerta è femminile e declinabile nel numero”, e perciò si deve dire e scrivere “un’allerta” e “molte allerte”, mentre Logica e Analogia che, con l’Etimologia, sono alla base della formazione del Lessico, vorrebbero “Un Allerta” e “Molti Allerta”. Infatti quasi tutte le locuzioni terminanti in “a” sono rimaste invariabili: Evviva, Alleluja, Osanna, Alla malora, Perdirindindina. Per curiosità (per me è una “scoperta”) segnalo che il criterio (statistico) usato dalla Crusca per decidere se raccomandare un termine piuttosto di un altro è di contare anno per anno quante volte i due termini siano stati usati in giornalismo e letteratura (l’Intelligenza Artificiale in ciò è di grande aiuto). La vince, ottenendo la “raccomandazione”, il termine che è stato usato “di più”, indipendentemente dal livello di istruzione e cultura di chi l’ha usato. Sulla concordanza di genere (e numero), giornalismo e letteratura oggi mostrano tendenze raccapriccianti, che in un futuro prossimo imporrebbero di dire o scrivere “prendere la via”, “rimanere sugli attenti”, “i maxi-schermo”, “le mess-in-scene”, “gli spartitraffici”, “i corrimani”, “le buste-paghe”, “un’apribottiglia”, fino all’abominevole “donne in-cinta” (detto anche da “giornaliste”). Esperti informatici mi dicono che l’Intelligenza Artificiale esigerà simili trasformazioni, ma ribatto che se succederà sarà colpa di programmatori di “ignoranza naturale” che dobbiamo al più presto convertire alla derattizzazione e desuinizzazione.