Asti – È atteso per oggi pomeriggio il verdetto della Cassazione per cinque imputati nel processo alla ‘Ndrangheta, accusata di controllare molte imprese edili in Piemonte soprattutto tra Asti e Alessandria. I fatti all’esame dei giudici si riferiscono al periodo fra il 2010 e il 2018 per una “locale” in grado di sostituirsi alla giustizia dei tribunali, nel recupero crediti per conto di vari imprenditori e capace di imporre il “proprio” cemento nei cantieri edili. Nel maggio 2022 erano stati condannati, rispettivamente a 7 e 6 anni per estorsione e concorso esterno in associazione mafiosa, gli imprenditori del cemento Fabio Biglino e Alberto Ughetto, 50 e 54 anni, titolari della Concretocem e della Mercurio calcestruzzi, le due imprese di Motta di Costigliole e di Castagnole Lanze indicate come avvantaggiate dalla ‘Ndrina. Confermata la condanna, con la sola riduzione da 5 anni a 4 anni e 10 mesi, per l’imprenditore agricolo ed ex consigliere comunale di Costigliole Mauro Giacosa, 57 anni, titolare di un’azienda agricola a Motta ed ex consigliere comunale, imputato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Giacosa si sarebbe rivolto ad esponenti della ‘Ndrina per riscuotere crediti per circa 100.000 euro da grossisti di ortofrutta torinesi che non avevano saldato il conto di peperoni e altri ortaggi coltivati nei suoi terreni nella piana del Tanaro. Biglino, Ughetto e Giacosa erano i tre “insospettabili” tra i 26 finiti in carcere nella retata dei carabinieri e della Dda di Torino del maggio 2018 sulle infiltrazioni mafiose nell’Astigiano delle famiglie Stambé, Emma e Catarisano. Tre gruppi originari del Vibonese e del Catanzarese che almeno a partire dal 2010 avrebbero condizionato alcune attività economiche del territorio: edilizia, agricoltura e anche lo sport, con la scalata all’Asti calcio della famiglia Catarisano. Capi e gregari dei tre gruppi nel 2021 sono stati condannati in via definitiva con rito abbreviato a pene tra i 10 e i 5 anni. Un altro imputato che attende la sentenza di oggi, l’imbianchino Sandro Caruso, 53 anni, condannato a 6 anni e 8 mesi per un solo episodio di estorsione aggravata dal metodo mafioso.