Novi Ligure – Francamente la tiritera dell’Ilva ha stancato un po’ tutti. I sindacati si agitano e i dipendenti che hanno voglia di lavorare si sistemano altrove, gli altri no. Genova è in subbuglio in vista dell’assemblea che si terrà lunedì mattina alle 7 nella portineria dell’ex Ilva di Cornigliano, quasi come se un’assemblea risolvesse problemi che i massimi dirigenti, come il dimissionario Bernabé – che non è uno scemo – non sono riusciti a risolvere. Niente, sarà sciopero per protestare sul mancato accordo di giovedì a Roma quando il Governo ha annunciato una verifica su Arcelor Mittal (che resta il socio di maggioranza) affinché rispetti gli impegni sul “rilancio dell’impianto e sulla garanzia della sicurezza negli stabilimenti”. Intanto la produzione in tutti gli stabilimenti, quello di Novi compreso, langue mentre trionfa la cassa integrazione, sempre più ampia, che paga il contribuente. Vorremmo sommessamente informare i sindacati (i sindacalisti professionisti ci sguazzano fra scioperi, occupazioni, manifestazioni, assemblee, tanto, loro, lo stipendio lo prendono sempre pagato dai contributi dei lavoratori) che con i convegni e gli scioperi non si risolvono i problemi. I lavoratori virtuosi l’hanno capito e hanno tagliato la corda. Intanto, mentre riparte l’ennesima trattativa con Mittal, l’altoforno 5 di Taranto, fondamentale per tutta la produzione del gruppo, resta fermo. E con gli scioperi resterà fermo:. Per Genova c’è poi il discorso dell’accordo di programma che è stato mitizzato e che ha fatto dei disastri. Da un organico di 2.000 persone siamo passati a circa 900. Poi non è stata rispettata l’evoluzione della siderurgia con la verticalizzazione del freddo, per cui lo stabilimento di Cornigliano ha bisogno di circa 300-400 milioni di euro di intervento. I sindacati denunciano che “nonostante il finanziamento erogato dallo Stato a inizio anno, il management pubblico-privato aziendale non sta mantenendo nessuno degli impegni presi sui volumi produttivi, gli investimenti, il funzionamento e la manutenzione degli impianti, sul pagamento delle ditte di appalto”, questo un passaggio della lettera indirizzata al ministro dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti. Della partita sono anche il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso, quello del Lavoro Marina Elvira Calderone, quello degli Affari Europei Raffaele Fitto e il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica Giliberto Picchetto Fratin. Intanto nel gruppo Acciaierie d’Italia (ex Ilva) ci sono 1.200 lavoratori senza certezze per il futuro.