Due sconfitte e un pareggino in tre partite: poca roba per l’anemica classifica dell’Alessandria. Il dato è ancora più lugubre se pensiamo alle prestazioni, perché hanno un preoccupante denominatore comune: questa squadra non ha la forza e la destrezza di attaccare l’avversario e, quando ha fatto gol, lo ha fatto su calci piazzati o su invenzioni del singolo. Ad esempio: il bel gol di Anatrello del momentaneo pareggio contro i patavini domenica scorsa è scaturito da un innocuo cross di Ciancio sul quale il giovane attaccante mandrogno ha compiuto un gesto tecnico eccellente, ma l’azione non è certo stata frutto di una manovra collettiva. La nostra squadra non costruisce facendo passare la palla dai centrocampisti bensì i difensori, dopo aver scambiato fra loro senza avanzare di un metro, gli danno un calcio dentro e la sfera atterra 40 metri più avanti in perfetto “Stile Rebuffi”. Non sappiamo se Fiorin sia in grado di far giocare in futuro questo collettivo, sappiamo però che per vincere una partita, per come siamo messi ora, dobbiamo sperare che l’avversario sia dotato di calzino ripieno di doni e scopa volante. Della serie: ma se noi giochiamo al massimo e perdiamo contro un Padova inguardabile che razza di futuro ci attende? Visto però che la passata stagione a Rebuffi abbiamo concesso 5 turni prima di dare un giudizio sul lavoro del mister è corretto fare lo stesso anche col verboso Fiorin. Nel frattempo il nostro allenatore in sala stampa parla dicendo cose strane, del tipo: “Avrei preferito giocare peggio (contro il Padova ndr) ma fare punti”. Perché mister, secondo lei, domenica abbiamo giocato bene? Non abbiamo fatto tre passaggi di fila (a meno che non parliamo di retropassaggi) e vuole convincerci che abbiamo giocato a calcio e non “a pallone”? Lo vada a raccontare all’Addetto Stampa-ombra che scrive su un noto settimanale disponibile a credere a una panzana simile e la riporta felice sul suo media con orgoglio e convinzione. Capisco però che Fiorin operi in una società che teme la verità, a cominciare dal suo presidente il quale, da quando è arrivato, ha detto pubblicamente tutto e, il giorno dopo, il contrario di tutto. Se poi si provasse a contestare questa mia affermazione posso produrre un florilegio di sue dichiarazioni puntualmente smentite da altre. Stiamo ancora aspettando l’esito dell’annunciata causa intentata dalla nostra società contro il Corriere della Sera per un’improvvida affermazione pubblicata dal Corriere.It ai tempi della pratica d’iscrizione. Quella (minacciata) vendetta era stata raccolta con entusiasmo da alcuni supporters cavedani i quali allora avevano applaudito Enea come paladino dell’onore mandrogno. Per l’uno e gli altri: a che punto siamo con la pratica? Urbano Cairo sta già tremando? Penso però che Enea, anziché passare il suo tempo a far la guerra al più autorevole quotidiano italiano, farebbe meglio ad occuparsi dell’impianto idraulico del Mocca perché domenica scorsa non c’era l’acqua calda nelle docce degli arbitri. Inoltre se, come paventa l’Addetto Stampa-ombra della società nei suoi scritti, s’è ricomposta la frattura fra i due azionisti della società e Pedretti diventerà il dominus del Club, la condizione per rendere credibile un cambio autentico negli equilibri societari passa inevitabilmente per la rimozione totale di Benedetto dall’organigramma societario riducendolo a semplice azionista. Dico questo perché Enea, parlando pubblicamente della defenestrazione di Zerbo, ci ha confessato che l’operazione di mercato della cessione di Lamesta è stata voluta e gestita dall’allora suo neo “consulente” (poi diventato DG) per motivi dettati dal “cuore di papà”. Per cui, secondo la ricostruzione di Enea, abbiamo un presidente che consentirebbe a un suo collaboratore non titolato di trattare con altre società e cedere un pezzo pregiato della rosa. Noi crediamo alla versione presidenziale aggiungendo che il Presidente nell’occasione “s’è limitato a firmare il contratto” di cessione del giocatore. Ma che quello che ha scritto Benedetto riguardo all’episodio non sia vero ancorché verosimile è facile da dimostrare, basterebbe chiedere all’ex Cerri che, ora DS del Brindisi, ha trattato a lungo il cartellino del giocatore per portarlo in Puglia e poi, in extremis, è stato “bruciato” dal Rimini. Possibile che l’Addetto Stampa-ombra dei Grigi, sempre super informato su tutto anche nei minimi particolari, non abbia avuto la voglia di sentire dalla viva voce di Cerri chi ha portato avanti la trattativa con l’Alessandria, proprietaria di Lamesta? Magari, oltre all’ex Presidente Di Masi, neppure l’ex DS Cerri risponde al telefono di questo ineffabile giornalista. E nel caso, come il precedente, sarà la colpa di Cichinisio, ah, ah, ah! In realtà, semplicemente quello che farebbe un cronista scrupoloso non è stato fatto perché il risultato delle due telefonate sarebbe stato un autogol per Enea.