Dobbiamo ammetterlo: pure a noi capitava di lamentarci perché la vecchia gestione dei Grigi, quanto ai rapporti coi media, e non solo, era simile alla burocrazia russa dopo la Rivoluzione d’Ottobre. Con l’arrivo del nuovo presidente sulla tolda di comando invece è arrivata la deregulation. Bene? Male? Lo vedremo, ma adesso sta imperversando l’uragano Enea, il quale, dopo le difficoltà iniziali, ha “misurato la giacca” a questa piazza, ha individuato il ventre molle della tifoseria più vetusta, caciarona e autoreferenziale, il tutto nello sbocciare di amorosi sensi. Persino i nomi di Servili e Ciancio sono diventati irresistibili “richiami della foresta”. E meno male che Marescalco s’è ritirato da trent’anni dal calcio giocato, se no lo trovavamo in panchina con gli scarpini ai piedi. In compenso, quanto a DS, non possiamo lamentarci perché adesso ce ne sono quattro e, se uno solo poteva avere difficoltà a piazzare altrove un peso morto come Palombi, vedrete che in quattro riusciranno nell’impresa, naturalmente senza adottare la ben nota “Soluzione Artico”, cioè pagare perché il giocatore se ne vada. Abbiamo detto quattro DS, ma in realtà sono cinque perché pensiamo che l’ultima parola sia riservata al presidente che, dopo essersi confrontato col Senato Accademico della Nord e con un giornalista in particolare, in seduta plenaria, alzerà o abbasserà il pollicione come l’Imperatore faceva “Ar Colosseo de Roma dumila anni fa quanno ce se magnavano i leoni”. Teniamo presente però che questo è il periodo della stagione agonistica nel quale non si gioca, per cui in ogni girone ci sono, a sentire le dichiarazioni di dirigenti e addetti ai lavori, almeno 6 probabili promosse, una quindicina di club qualificati nei playoff e nessun retrocesso. Poi a fine agosto si comincia a giocare e vedremo sul prato verde se certe scelte pagheranno o meno, perché solo il campo è giudice inappellabile. A dirla tutta è vero anche che qualche (rarissima) volta scelte parse di primo acchito cervellotiche si dimostrano valide ed altre invece, che paiono inossidabili, diventano fonte di rovesci sportivi (ma raramente). Certo è che quando arriva un fulmine a ciel sereno, se nei dintorni è in funzione un parafulmine, è probabile che si scarichi lì piuttosto che massacrare un povero albero indifeso, per cui, facendo le cose per bene, diventa molto più facile centrare gli obiettivi. Inoltre non sappiamo ancora come, quando e con quali modalità Pedretti, il quale, a occhio, è l’unico che fin qui ha messo mano al portafoglio, sarà della partita. Una cosa l’abbiamo azzeccata: sapevamo che certi giornalisti, dopo aver sparato ad alzo zero contro il nuovo presidente, dopo l’iscrizione sarebbero andati a mangiare in mano ad Enea il quale, magnanimamente, li avrebbe graziati. Così è stato, abbiamo solo sbagliato i tempi: eravamo convinti che, per perfezionare l’operazione, ci volesse almeno una settimana o giù di lì, invece s’è trattato d’un matrimonio lampo. In due giorni, sono state fatte le pubblicazioni, trovato l’officiante e adesso è già tutto trascritto: speriamo che questa unione, per lo meno di spiriti, regga oltre la durata del viaggio di nozze e pensiamo che la ridda di possibili nuovi acquisti snocciolati su certi giornali, nomi per lo più sconosciuti al calcio professionistico, facciano parte dello scambio dei regali nuziali. La filosofia di comunicazione adottata da Enea ha ribaltato una logica tipica del calcio professionistico, secondo la quale la società organizza un’attività sportiva e i media ne parlano e la commentano. Adesso invece due giornalisti (su diciotto) concordano tutto coi padroni del vapore con buona pace di chi spera di leggere una critica oggettiva degna di questo nome. Ma gli altri sedici giornalisti che dicono? Niente, perché non c’è nessuno che li difende e perché un posto garantito in tribuna stampa in fondo non è poi cosa da buttar via. Pennivendoli d’accatto.