Roma (da Professione Reporter) – Il Gruppo Gedi va in udienza dal Papa e porta soltanto i rappresentanti di Repubblica. I giornalisti della Stampa protestano, si sentono discriminati. Dicono che è solo l’ultima goccia. Colgono l’occasione per proporre un contratto unico di gruppo, dove non ci siano giornali di serie A e di serie B. Cosa è accaduto? Lunedì 5 giugno il gruppo Gedi è stato ricevuto in Vaticano dal Papa in occasione della Giornata Mondiale per l’Ambiente. Nella delegazione c’erano il presidente del gruppo John Elkann, l’amministratore delegato Gedi Maurizio Scanavino, l’amministratore delegato Gnn Corrado Corradi, il direttore di Repubblica e direttore editoriale del gruppo Gedi Maurizio Molinari e il direttore dell’hub di gruppo Green & Blue Riccardo Luna. È stata donata al Pontefice una stola con le “Strisce del Clima” apparse sulla copertina di Repubblica “che il Pontefice ha voluto sfogliare” (riferisce il sito di Repubblica).
Mancanza di rispetto
Da questa iniziativa Gedi La Stampa è stata esclusa. “La direzione del giornale torinese – si legge in un comunicato del Comitato di redazione- non era stata nemmeno avvisata dell’incontro. Una mancanza di rispetto nei confronti di tutti i 180 giornalisti del nostro quotidiano. Si tratta solo dell’ultimo sgarbo nei confronti del nostro giornale. A partire da questo episodio mediatico per arrivare alle questioni sindacali, non possiamo non notare come l’atteggiamento nei confronti delle testate del gruppo sia ogni volta differente, con una chiara penalizzazione nei nostri confronti. Lo scarto emerge nelle trattative come negli atteggiamenti più concreti”.
Spazi redazionali
Il comunicato parla poi del cambio della disposizione della redazione romana: se a Repubblica l’introduzione delle “dock station” e la riduzione degli spazi redazionali sono stati trattati attraverso un accordo nei tempi necessari, nel caso della Stampa: “S’è riusciti a fatica – continua il Cdr – a trattare il trasloco della redazione centrale di Torino e l’azienda ha tentato di far passare quasi in sordina la modifica della redazione romana, oltretutto in violazione degli accordi stipulati. Il Cdr ha chiesto una risposta, minacciando un’assemblea. Nessuna decisione è stata presa, ma ci sono stati dei confronti su delle ipotesi di lavoro. Come sempre presenteremo tali ipotesi ufficialmente al Cdr, vi daremo delle date per l’incontro il prima possibile. Sentiamo lo stridìo delle unghie sui vetri. A fronte di notizie certe comunicate ai colleghi romani come il trasloco del 7 luglio, solo 17 scrivanie su 19 redattori, dock station per tutti – mai approvate) ora arriva la frenata. Una frenata che, come troppo spesso accade, giunge tardivamente e solo dietro nostra sollecitazione”.
Stesse opportunità
Il Cdr della Stampa chiede che in Gedi non possono esserci attori principali e comparse: “Come spesso ripete il direttore de La Stampa, valutazione che condividiamo, la nostra testata non è junior partner di nessuno. Premi di produttività, ticket restaurant, indennità, pianta organica, welfare, sostituzione ferie, adeguamento dei gradi ai ruoli ricoperti: ci sembra ormai giunto il momento di aprire un confronto su un contratto di gruppo che valorizzi il lavoro di tutti i giornalisti delle testate Gedi, applichi gli stessi criteri meritocratici, offra le stesse opportunità di crescita professionale e non consenta più all’azienda di giocare su più tavoli con mazzi di carte differenti. Chiediamo in conclusione lo stesso rispetto e la medesima serietà che tributiamo quotidianamente ai nostri lettori e al nostro editore”.