L’Alessandria Calcio sembra procedere su un piano inclinato e scivoloso che porta dritto all’inferno. La settimana scorsa c’è stato un cambio di rotta che non promette nulla di buono. Infatti gli ormai ex DS e Mister (Cerri e Lauro), convocati dal nuovo presidente, si sono chiamati fuori e il giorno dopo erano già accasati altrove (e c’era chi aveva dubbi in proposito). Immagino che, nei colloqui con Enea, i due abbiano chiesto uno straccio di certezza sul futuro tecnico e sul budget. Immagino che, a parte luoghi comuni e frasi fatte, le indicazioni di massima del primo responsabile sia stata acqua pestata nel mortaio. Strano destino: quei due professionisti sono stati quelli che hanno “salvato”, davvero e insieme ai ragazzi e a una parte dello staff, dal baratro un club in un momento bestiale, consentendo la permanenza in categoria. La “salvezza” totale, vacua e arrogante contrabbandata invece da un “nucleo di tifosi organizzati” i quali, complice una certa stampa interessata a cavalcare la tigre per mere ragioni di tiratura (?), ha illuso molti appassionati che tutto ciò fosse roba inutile, una presa per i fondelli perpetrata ai minchioni. La certezza che ciò che abbiamo fin qui sostenuto sia veritiera, l’abbiamo avuta in queste ore: cari capibanda ci spiegate perché, quando la società era in mani solide e collaudate (vedi Di Masi, ma lo avete fatto anche ai tempi di Amisano) avete teorizzato il bisogno di “salvataggio” tout court della Società? Ora, che forse ci sarebbe davvero bisogno di un controllo “dal basso”, vi chiamate fuori. Ma bravi! Prima appiccate il fuoco in attesa di diventare pompieri ausiliari poi, quando le fiamme divampano, ve ne state alla finestra: un capolavoro d’ipocrisia. A pensar male si potrebbe addirittura sostenere che, non appena Di Masi, due anni fa, ha dato segni di insofferenza verso i vostri consigli, dovendo anche soddisfare i vostri dirigenti da far ricchi, avete dichiarato guerra senza frontiere. Il tutto senza valutare il vuoto che si sarebbe creato e che, come spesso accade in certe situazioni, sarebbe stato colmato da personaggi incontrollabili. Ma chi poteva realmente pensare che la nostra tifoseria rappresentasse una “massa critica” grazie alla quale sarebbero accorsi in soccorso della gloriosa maglia grigia facoltosi sceicchi o plurimiliardari americani? Questa piazza, dopo 40 anni di assenza dalla cadetteria, ha portato in B ben (!) 950 abbonati e 2.600 presenze in media allo stadio: una miseria. Nella stagione della B ci siamo sorbiti i poemi omerici di chi faceva il Truman Show seguendo l’odissea d’una ventina di tifosi mandrogni (gli unici) che, sprezzanti del pericolo, si erano “spinti” a Cosenza per tifare i Grigi. Ebbene, pochi giorni fa abbiamo saputo che i tifosi cosentini sono partiti in 1.200 dalla loro città per raggiungere Brescia, sede dello spareggio playout. E nessuno di loro s’è spacciato per un “eroe”, come invece sono stati dipinti i nostri in missione in Calabria. Al di là delle leggende, la domanda è: questi sono i numeri d’una “piazza ambita”, come descritta da tal Maurizio Laudicino, l’ultima alzata d’ingegno del dottor Gastini, presidente del neonato “Ideale Grigio”, e d’una tifoseria che, quanto a individuare professionalità, non ne ha azzeccata una? E adesso Laudicino di quel “cuore grigio” tutto nuovo che si è fatto “trapiantare” in fretta e furia confidando nel nostro proverbiale “anello al naso” che se ne fa? Magari se l’è dimenticato al casello di Castelceriolo, visto che il futuro direttore commerciale in pectore, dopo un post delirante firmato da lui, s’è smaterializzato, così com’era atterrato quattro mesi fa in questa triste e grigia plaga. Quanto poi alla teoria, sostenuta da certi capataz dei tifosi, secondo la quale Di Masi sarebbe colpevole di aver ceduto la società a personaggi discutibili, temiamo che in città siano in tanti a pensare invece che i veri responsabili siano proprio coloro che hanno destabilizzato sistematicamente e con maligna premeditazione, ambiente, società, squadra e proprietà. Ma, si sa, certi ducetti amano parlarsi addosso fingendo di non sentire le critiche.