Alessandria (Jimmy Barco) – Dopo la conferenza stampa di presentazione di giovedì scorso ogni protagonista (o presunto tale o sedicente tale) della commedia sportiva intitolata all’Alessandria Calcio ha assunto nuove posizioni. Diciamo subito la nostra quanto alla nuova proprietà: arrivano voci inquietanti ma riteniamo corretto prendere atto delle mosse che faranno e le andremo a valutarle. Una strategia, la nostra, che abbiamo adottato anche in occasione di arrivi che puzzavano di disastro annunciato ma, non avendo doti divinatorie certificate, è corretto dare la possibilità a chiunque di smentire e di smentirsi. Adesso Enea Benedetto. Nella sua prima conferenza stampa è stato elusivo e opaco. Non ci ha detto di chi è la nuova proprietà e in che quote sarebbe spartita. Quanto al progetto sportivo ha parlato genericamente di “voler far bene, meglio dell’ultima stagione”. A parte il fatto che non abbiamo mai sentito un nuovo dirigente dire “vogliamo fare male”, ricordiamo ad Enea che ci siamo salvati all’ultimo minuto dei playout per cui, se nella prossima stagione, dovessimo salvarci fuori dai playout, ritiene di aver centrato l’obiettivo? Il neo presidente ha accennato “all’internazionalità”. Se si riferisce al suo simpatico intercalare con l’inflessione tipica di un francese che parla italiano, ok. Se invece pensa (o pensano) ad un management che arriva dall’estero e/o a colonie di giocatori non italiani in arrivo allora il discorso cambia. Ora passiamo ai tifosi o, perlomeno, a coloro che parlano a nome dei tifosi. Per loro un mantra comune, appoggiato acriticamente dalla stampa cittadina: “Di Masi ha venduto incautamente a personaggi discutibili l’Alessandria”. È vero: tecnicamente così è. Quanta ipocrisia però! Di Masi non ha venduto. Di Masi è scappato, incalzato da un anno e mezzo da una minoranza di sedicenti tifosi che lo hanno insultato, deriso, offeso e umiliato pubblicamente (famigliari compresi). Non contenti hanno costruito ad arte la bugia della “società in crisi”. Tesi questa avvalorata dagli stessi commercialisti che tentano si sostituirsi a lui. Quindi Di Masi è stato brutalmente accompagnato fuori da casa sua e ha lasciato le chiavi al primo che si è fatto avanti. Una farsa violenta e dilatata nel tempo alla quale ha assistito impassibile buona parte della stampa alessandrina, avvalorando questo esproprio coatto senza entrare nel merito della legittimità dell’obiettivo e della correttezza del modus operandi di questi golpisti da operetta. Certi giornalisti hanno aspettato cinicamente il vincitore di un impari braccio di ferro pronti a piazzare i loro megafoni sotto le insegne dei vincitori. Ma certi tifosi, in attesa della “fuga del tiranno (Di Masi)”, hanno realizzato che, per varcare la stanza dei bottoni, ci voleva un movimento collettivo strutturato e riconoscibile. Per questo è nato, pur tacendo sull’illegalità dell’obiettivo, “Ideale Grigio”, un contenitore con una base popolare che sarà gestito da pochissimi eletti (andarsi a vedere lo statuto dell’Associazione). È stato immaginato quindi che una neonata Associazione iscritta nell’Albo Regionale del Terzo Settore (poco meno di una Onlus) diventi lo strumento idoneo per intestarsi una quota di proprietà di una SRL, benché questo tipo di associazioni è stato creato per ben altre finalità . Per Ideale Grigio avere in pancia una quota di una Società di Calcio professionistica, visto il giro d’affari imponente e la probabile necessità di doversi capitalizzare per decine di milioni di Euro lascia perplessi. E non solo per ragioni di opportunità ma, diciamo noi, per mero buon senso. E oggi, dopo mesi di “duro lavoro”, Ideale Grigio cosa ha da offrire alla nuova proprietà, oltre all’entusiasmo, due slogan a qualche antico sponsor consolidato dalla vecchia gestione? Questa città, e la stampa sportiva in particolare, dopo aver accreditato tal Maurizio Laudicino nuovo fenomeno individuato chissà come dalle teste pensanti dell’Associazione con il Dott. Gastini in testa, come genio del marketing e nuovo Direttore Commerciale in pectore, è stato accolto con acritiche interviste fiume e applausi a scena aperta. Sfumata, come sembra, la possibilità di un ingresso in pompa magna nella nuova proprietà, cosa si inventeranno per non lasciarsi scappare personaggio sceso dalla Toscana fin qui “ a miracol mostrare”? La soluzione la suggerisce lo stesso Laudicino in un post disperato pubblicato ieri su un social a sua firma. Ci dice di essere in grado di elaborare “strategie aziendali”, quindi, un suo ingresso nella nuova gestione, potrebbe essere strategico, diciamo noi. E, dice lui, non ci sarebbero sovrapposizioni con il confermato Direttore Commerciale Borio. Caro Laudicino, si è forse dimenticato di essere stato, neppure tanti mesi fa, individuato, applaudito e apprezzato da quelli che hanno apostrofato pubblicamente Luca Borio come “servo di Di Masi”, ”ruffiano del padrone”, “la rovina del calcio alessandrino”? Non ci racconti che non ne sapeva nulla perché ha assistito a decine di incontri pubblici nei quali i suoi nuovi fans esponevano, naturalmente a favore di fotografi e telecamere compiacenti, striscioni inequivocabili in tal senso. E lei, spezzino di nascita, dopo essersi sottoposto ad un traumatico “trapianto di cuore” per adottarne uno “grigio” si rivolge al pericolo pubblico n.2 del calcio mandrogno e bieco affossatore della società grigia con un confidenziale “Luca” e si mostra felice all’idea di poter lavorare al suo fianco? Ci siamo persi qualcosa o questa città, quanto a cultura sportiva, è analfabeta di ritorno? Al punto che, chi arriva qua, la considera alla stregua una colonia facile da conquistare e intortare. E pure di questo sarebbe colpevole di Di Masi? Ma che vogliono davvero certi tifosi, rinfacciando sempre la loro “passione” ma mai la loro irrilevanza rispetto ad altre città omologhe? Che qualche babbeo metta i soldi consentendo loro di spenderli ingaggiando i soliti incapaci amichetti? Che i tifosi tornino a fare i tifosi, se si ricordano come si fa, e la gestione di un club sarà meglio lasciarla nelle mani di chi è attrezzato e culturalmente all’altezza per farlo.