Torino (Ansa) – I negozi continuano a diminuire in Piemonte. Rispetto al 2019 a fine 2023 si conteranno quasi 4.500 attività di vendita in meno. Da qui al 2030 rischiano la chiusura altri 6 mila negozi, in media quasi 18 al giorno. Dopo lo stop imposto dalla pandemia, inflazione e caro-energia stanno erodendo la capacità di spesa delle famiglie: negli ultimi due anni il potere d’acquisto dei piemontesi è diminuito di oltre 540 euro per nucleo familiare con ripercussioni sui negozi di vicinato. Emerge dallo studio di Confesercenti sul futuro della distribuzione commerciale. Nel 2023 – spiega Confesercenti – il potere d’acquisto delle famiglie piemontesi subirà un’ulteriore riduzione di oltre 200 milioni di euro e la capacità di spesa raggiunta nel 2021 non sarà recuperata prima del 2027. Nel 2022 il volume delle vendite al dettaglio è calato dello 0,8%: i prodotti non alimentari sono aumentati dell’1,9%, ma quelli alimentari sono diminuiti del 4,2%. Tra gennaio e marzo le vendite alimentari sono scese in volume del 4,7%, quelle non alimentari del 1,6%. Il calo è del 3%. Alcuni settori superano di gran lunga la media: abbigliamento, macellerie, panetterie, edicole e cartolerie sono fra i settori più penalizzati. La crisi non ha risparmiato la pasta, prodotto simbolo della tradizione gastronomica italiana, che ha registrato un calo del 10,7%. Per fronteggiare l’aumento dei prezzi, le famiglie hanno intaccato le riserve: nel 2022 hanno destinato ai consumi 4 miliardi di risparmi e c’è il rischio che siano costretti a bruciarne altri 2,1 nel 2023. La crisi non poteva non incidere sul commercio di vicinato: fra il 2019 e il 2022 in Piemonte si sono persi 3483 negozi, in calo del 9,4% e 3.587 banchi sui mercati (-25,8%). “Si tratta – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – di cifre drammatiche, che accentuano un processo in atto già da anni. Bisogna diminuire le imposte sulle famiglie, detassare gli aumenti contrattuali e sostenere le imprese”.