Arezzo (di Redazione Blitz) – Gli diagnosticano un tumore e gli rimuovono il pene. Ma poco dopo si scopre che in realtà non aveva nessun tumore. Tutto è avvenuto ad Arezzo. Il delicato caso sanitario, racconta la cronaca locale, è oggetto di un fascicolo giudiziario che il 9 marzo del 2019 arrivava nell’aula del giudice del Tribunale di Arezzo, Claudio Lara, per l’udienza preliminare. Oggi a rischiare il processo, riferisce il “Corriere di Arezzo”, è un medico trentenne che il 13 novembre 2018 eseguì all’ospedale San Donato di Arezzo l’operazione chirurgica demolitiva su un uomo, classe 1954, della Valtiberina, che era stato precedentemente visitato in ottobre. Si sospettava una “patologia tumorale al pene” poi smentita dagli esami istologici “tardivi”, secondo i legali del paziente, sui tessuti prelevati. Tradotto: l’uomo non aveva nessun tumore.
Le parole dei legali
“Dopo una visita dal medico curante, si era rivolto a uno specialista in urologia – spiega l’avvocato Gianmarco Bianchi – e, dopo una prima valutazione, si era deciso di operare di urgenza. Secondo il dottore ne andava della vita stessa del paziente”. L’uomo, all’epoca 64enne, si era così sottoposto a glandulectomia, ovvero la rimozione della porzione più distale del pene, il glande. “Dopo l’intervento – continua l’avvocato Bianchi – il paziente ha avuto gravi ripercussioni, anche permanenti: ha dovuto portare il catetere per tre mesi, non può avere più rapporti sessuali né fare pipì in posizione eretta”. Secondo i legali, insomma, occorreva attendere e valutare con accuratezza il da farsi, piuttosto che procedere con l’operazione d’urgenza. “I risultati degli esami istologici, successivi all’operazione, hanno chiarito che non c’era patologia tumorale. Soltanto mesi dopo l’intervento, nella primavera del 2019, analisi hanno chiarito che il paziente era affetto da un’infezione, la sifilide, che è stata poi opportunamente curata con antibiotici”.
Ora si va a processo e la prima udienza è prevista per giugno.