Genova – Contrattempo fastidioso per la logistica del retro porto di Genova e del Basso Piemonte a causa della dichiarazione resa ieri dalla A.d. di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli (in quota Arcelor Mittal) nel corso dell’incontro al Ministero delle Imprese sul piano di riconversione e riammodernamento della siderurgia ex Ilva, presente anche il ministro Adolfo Urso. Morselli ha detto che le aree occupate a Genova – oltre un milione di metri quadrati – serviranno in prospettiva dell’auspicata crescita della produzione dell’impianto siderurgico di Genova. La frase tranchant dell’A.d. di Acciaierie d’Italia crea qualche problema ai progetti di un utilizzo di quelle aree dismesse per la logistica e per altri insediamenti industriale e commerciali legati alla logistica. Negli ultimi mesi si sono sviluppati dibattiti soprattutto da parte delle istituzioni locali, dal presidente della Regione Giovanni Toti al sindaco Marco Bucci, sull’opportunità che le aree siderurgiche che oggi danno lavoro un migliaio di dipendenti possano essere utilizzate in parte anche per incentivare gli investimenti di altri imprenditori. Non è un caso che parlando in videoconferenza all’incontro ministeriale, il presidente Toti abbia insistito su questo punto. Appare evidente che nel caso in cui le aree fossero attribuite all’ex Ilva, la logistica, collegata al Basso Piemonte e sviluppata dalla Fondazione Slala di Alessandria, dovrebbe cercare altre soluzioni. “Non sarà difficile trovare altre aree – ci ha detto il presidente di Slala Cesare Rossini – anche se occorrerà qualche aggiustamento di programma per quanto riguarda l’interconnessione tra Genova e il Basso Piemonte e per il trasporto e la gestione della merci. Ma in questi anni abbiamo superato ostacoli maggiori – ha concluso Rossini – e sono certo che troveremo le soluzioni del caso”. Oggi fanno capo allo stabilimento di Cornigliano circa 1200 lavoratori, in fabbrica ne sono impegnati un migliaio. Gli impianti di banda stagnata producono 120.000 tonnellate all’anno, ma dovrebbero arrivare a 300.000. Il piano industriale illustrato per sommi capi al ministero prevede una produzione di 4 milioni di tonnellate di acciaio a Taranto entro il 2023 e 5 milioni nel 2024.