Roma – Siamo perplessi sull’uso di farmaci bloccanti della pubertà. È fondamentale trattare l’argomento con la complessità e la delicatezza che merita, soprattutto considerando le controindicazioni che hanno i trattamenti che vogliono provocare un arresto dello sviluppo puberale in ragazzi cui è stata diagnostica la “disforia di genere”. Sono infatti decine i casi drammatici che ci arrivano dall’estero, dei cosiddetti “detransitioner”, giovani senza identità, che hanno portato avanti queste procedure di cui si sono pentiti e che ora non possono più tornare indietro, ma vanno verso la pazzia. Ci auguriamo che l’allarme faccia riflettere soprattutto i presidi delle scuole italiane, che troppo spesso adottano la cosiddetta “Carriera Alias”, consentendo addirittura una transizione sociale basata soltanto sulla percezione di se stessi, rischiando di convincere i più giovani che si può cambiare se si pensa di essere “nel corpo sbagliato”, magari sulla base di mode o debolezze passeggere. La comunità scientifica italiana – e internazionale – si è detta più volte scettica o addirittura contraria a questa vera e propria sperimentazione coi farmaci che va immediatamente interrotta. Come è accaduto nel Regno Unito con la chiusura della Tavistock, la clinica specializzata per la riattribuzione di genere dei minori, e il conseguente avvio delle indagini commissionate dal Ministro della Salute britannico Sajid Javid.
Per rinfrescare la memoria ai preti che sull’argomento balbettano alla maniera di Bergoglio, pubblichiamo la prima Lettera di San Paolo ai Romani. Chiarissima. Incontrovertibile. Perfetta. A meno che quei preti non ascoltino Bergoglio e ripudino San Paolo, Santo Martire e Fondatore della Chiesa.
Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio,
che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture,
riguardo al Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne,
costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore.
Per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia dell’apostolato per ottenere l’obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome;
e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo.
A quanti sono in Roma diletti da Dio e santi per vocazione, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo.
Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi, perché la fama della vostra fede si espande in tutto il mondo.
Quel Dio, al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi,
chiedendo sempre nelle mie preghiere che per volontà di Dio mi si apra una strada per venire fino a voi.
Ho infatti un vivo desiderio di vedervi per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati,
o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io.
Non voglio pertanto che ignoriate, fratelli, che più volte mi sono proposto di venire fino a voi – ma finora ne sono stato impedito – per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra gli altri Gentili.
Poiché sono in debito verso i Greci come verso i barbari, verso i dotti come verso gli ignoranti:
sono quindi pronto, per quanto sta in me, a predicare il vangelo anche a voi di Roma.
Io infatti non mi vergogno del vangelo, poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco.
È in esso che si rivela la giustizia di Dio di fede in fede, come sta scritto: Il giusto vivrà mediante la fede.
In realtà l’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia,
poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha loro manifestato.
Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità;
essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa.
Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti
e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi,
poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura.
Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento.
E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno,
colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori,
maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori,
insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia.
E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.